È arrivato ieri a Riyad il presidente cinese Xi Jinping, che evidentemente vuole vederci chiaro sulla storia della privatizzazione della Aramco, la compagnia petrolifera saudita, un colosso stimato 10 mila miliardi di dollari.

La Cina è infatti il più grande importatore di petrolio saudita e non a caso Xi, appena lasciato il banchetto in suo onore, è stato portato in visita alla più grande raffineria Aramco del Golfo persico mentre domani inaugurerà il centro di ricerche energetiche insieme al principe Salman.

L’annuncio della messa in vendita di parte del pacchetto azionario del gigante petrolifero saudita è stata fatta dallo stesso principe Salman all’inizio di gennaio.

Un’operazione dai contorni ancora indefiniti ma di cui il principe ereditario, ora al comando del regno dei Saud, continua a dirsi «entusiasta». Ma dal suo annuncio ad oggi sono fioccati soprattutto commenti perplessi e critiche su questo progetto da parte di importanti esperti di rating internazionali.

E ieri secondo voci anonime provenienti dall’entourage dei Saud e raccolte dall’agenzia di stampa Reuters ci si starebbe ripensando. è vero infatti che a causa del crollo del prezzo del greggio l’Arabia Saudita ha dovuto adottare una cura lacrime e sangue, ma «perché svendere i gioielli di famiglia?», si chiede ad esempio Cyrus Sanati, editorialista di Fortune.