Qualcuno lo definisce un colpo di stato «morbido», altri una «rivoluzione». Quello che conta è che l’81enne re Salman dell’Arabia Saudita, con un decreto ha eliminato dalla successione diretta il nipote 57enne Mohammed bin Nayef per sostituirlo con il figlio 31enne Mohammed bin Salman, ora nuovo principe ereditario. E non passerà molto tempo prima che re Salman annunci la volontà di farsi da parte a favore del figlio.

Si è parlato di una decisione che vuole rinnovare la monarchia sunnita: il balzo generazionale è di 50 anni. Mohammed bin Salman è considerato un «riformatore». È stato lui a proporre di mettere sul mercato il 5% di Aramco e la creazione di un fondo sovrano di 2mila miliardi di dollari, il più grande al mondo.

Ma ci sono ben altri obiettivi dietro la decisione di re Salman. Mohammed bin Salman, già ministro della difesa e ora anche vice primo ministro, viene proiettato «ufficialmente» alla guida dell’Arabia saudita. Da tempo aveva già preso il posto del cugino messo da parte da re Salman, che manteneva i rapporti con Washington. La sua influenza in politica estera, già elevata, è perciò destinata a crescere. Il neo principe ereditario è un falco e, secondo gli osservatori, è lui il principale artefice della linea di scontro aperto con l’Iran.

La sua nomina è stata accolta con favore dalla Amministrazione Trump e anche in Israele. Zvi Barel, analista del quotidiano Haaretz di Tel Aviv, scrive che l’erede al trono saudita è un partner ideale nella lotta contro Tehran. Diversi siti web arabi riferiscono che bin Salman si è incontrato con vari esponenti israeliani, in almeno un caso a Eilat nel 2015. Un blogger saudita molto noto, Mujtahidd, ha scritto che il principe ereditario bon Salman e l’erede al trono di Abu Dhabi, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, intendevano organizzare un colpo di stato in Qatar con mercenari della Blackwater e degli Emirati ma sono stati fermati dagli Usa. Mohammed bin Salman è il più accanito ai vertici sauditi nel sostenere l’isolamento del Qatar accusato di «sponsorizzare il terrorismo» e di non partecipare con determinazione al fronte arabo sunnita schierato contro Tehran.

Proprio ieri l’Arabia Saudita e i suoi alleati del Golfo hanno elaborato una «lista di richieste» da presentare al Qatar per risolvere la crisi scoppiata all’inizio di questo mese. E non può essere dimenticato che dopo essere stato nominato vice principe ereditario il 29 aprile 2015, il giovane Mohammed è stato il principale fautore dell’intervento saudita in Yemen, rinsaldando i rapporti con gli Usa, stabilendo relazioni personali speciali con il presidente Trump. Sarebbe stato lui a sollecitare l’acquisto per oltre cento miliardi di dollari di armi di produzione statunitense in modo da sancire la rinnovata alleanza.

Con lui la politica estera dell’Arabia saudita non potrà che farsi più aggressiva. Lo scontro con l’Iran è perciò destinato ad aggravarsi e con esso il rischio di un altro conflitto in Medio Oriente.