Aquileia, che tra il 2015 e il 2017, ha ospitato tre mostre tese a presentare al pubblico oggetti provenienti dal Bardo di Tunisi, da Persepolis e da Palmira, e che ha di recente (ri)accolto i tesori «migrati» nell’Ottocento al Kunsthistorisches Museum di Vienna, si «sposta» a Roma per celebrare i suoi 2200 anni di storia.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla crescita culturale – Sovrintendenza capitolina ai beni culturali, e realizzata dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con il Polo museale del Friuli Venezia Giulia e il Museo archeologico nazionale di Aquileia, l’esposizione Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente (fino al 1 dicembre al museo dell’Ara Pacis) ha ottenuto anche il patrocinio del Mibact.

CURATA da Cristiano Tiussi e da Marta Novello con un contributo di don Alessio Geretti, la rassegna punta a mettere in luce il ruolo che Aquileia ha svolto durante due millenni nel bacino del Mediterraneo e nel rapporto tra Oriente e Occidente. Città ricca e popolosa, tanto da essere ricordata dal poeta Ausonio come la quarta d’Italia dopo Roma, Milano e Capua, Aquileia venne fondata nel 181 a.C. quale avamposto di Roma nell’estremità nord-orientale della penisola, «postazione» che favorì in seguito la diffusione del cristianesimo nell’Italia settentrionale e nell’Est Europa. Per secoli porto commerciale di primissimo piano dell’intero Mediterraneo, ad Aquileia confluivano non solo merci ma anche idee e correnti artistiche dal Nord Africa e dal Medio Oriente che, rielaborate, s’irradiarono fino all’antica provincia del Noricum. La città fu anche sede di un principato ecclesiastico e di uno stato patriarcale, soppresso come entità ecclesiastica solo nel 1751. Segnano il percorso espositivo i calchi in gesso e i modelli di monumenti aquileiesi custoditi nel Museo della civiltà romana e realizzati nel 1937 per la grande mostra Augustea della Romanità, dove la città altoadriatica fu la più rappresentata, dopo Ostia e Pompei.

HANNO INVECE VIAGGIATO dal Museo archeologico nazionale di Aquileia alla capitale una trentina di reperti tra cui spicca la suggestiva testa bronzea di Vento, di ascendenza ellenistica, immortalata anche da Elio Ciol, il quale arricchisce la mostra con quarantatré foto, preziosa testimonianza della sua poetica visione delle vestigia aquileiesi e del paesaggio in cui si protendono. Oltre al rilievo raffigurante l’abbraccio tra gli apostoli Pietro e Paolo e la collezione di finissimi manufatti in ambra – Aquileia era il punto d’arrivo dell’antichissima via dell’Ambra – da segnalare il tricolore, esposto per la prima volta e recentemente donato allo Stato, che avvolse, nella cerimonia svoltasi nella Basilica di Aquileia nel 1921, il feretro del soldato scelto da Maria Bergamas, madre di un caduto, per rappresentare tutte le vittime disperse in guerra. Un reperto fuori dal comune ma non meno significativo per raccontare le vicende, a tratti drammatiche, di una città che ha sempre saputo rinascere dalle macerie.