Napoli per tradizione ha sempre avuto una particolare sensibilità per le mostre d’arte grandi e piccole nelle location più diverse, dai musei istituzionali alle gallerie private. Da inizio anno però si sta assistendo a un vero e proprio boom degli eventi artistici, sia sotto il profilo della quantità e della qualità, sia sotto quello dei record di presenze di visitatori complice l’exploit del turismo iniziato qualche anno. Tra le mostre napoletane concluse da qualche settimana, quelle in corso e quelle aperte da poco ce n’è per tutti i gusti. L’ultima in ordine di tempo che chiude questo lungo ciclo è «Art Kane. Visionary» a cura di Jonathan Kane e Guido Harari a Made in Cloister, il Chiostro di Santa Caterina a Formiello (Piazza Enrico de Nicola, 48) fino al 14 settembre.
Il progetto della Fondazione Made in Cloister è partito nel 2012 con il restauro del chiostro cinquecentesco della Chiesa di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana – raro esempio del Rinascimento napoletano e archeologia industriale – che versava in uno stato di totale abbandono. E la strategia culturale si è mossa sulle tre linee del recupero e riconversione del patrimonio artistico per uno sviluppo coerente con la vocazione del territorio, del rilancio del «fare artigianale» attraverso l’interazione tra maestri artigiani ed artisti e designers internazionali e della rigenerazione urbana e l’impatto sociale di un progetto culturale. Organizzata e prodotta dalla stessa Fondazione e dalla Wall of Sound Gallery, la mostra fa parte del progetto «Domori fotografia» e viene realizzata in collaborazione con il Napoli Teatro Festival Italia e Leica Camera Italia, oltre che con il patrocinio del Comune di Napoli, Assessorato alla Cultura.
100 SCATTI
È una retrospettiva completa dedicata a un Maestro della fotografia come Art Kane morto nel 1995: 100 fotografie, alcune molto famose ed altre inedite, che raccontano l’immaginario visivo della seconda metà del 20° Secolo. Kane è diventato famoso per la foto Harlem 1958: alle 10 del mattino dell’1 agosto 1958 ha immortalato in un unico scatto 57 leggende del Jazz raggruppate ad Harlem sul marciapiede della 126th Street, creando – forse inconsapevolmente – l’immagine più significativa della storia del jazz che gli valse anche la medaglia d’oro dell’Art Directors Club di New York. E lo scorso anno nel 60° anniversario la foto è stata celebrata in America e non solo con una serie di eventi e la pubblicazione del bellissimo libro Art Kane. Harlem 1958 con un testo originale dello stesso Kane, le prefazioni di Quincy Jones e Benny Golson e un’introduzione del figlio di Kane, il musicista e fotografo Jonathan. Non solo jazz per Kane che ha consacrato i suoi scatti più famosi ai Rolling Stones, Bob Dylan, The Who, The Doors, Janis Joplin, Jefferson Airplane, Frank Zappa, Cream, Sonny & Cher, Aretha Franklin, Louis Armstrong, Lester Young, trasformandoli in icone senza tempo. E la mostra vuole ripercorrere il complesso e poliedrico itinerario di un artista le cui immagini sono esposte nelle collezioni permanenti di molti musei, tra cui il MoMA e il Metropolitan di New York. L’esposizione si compone di diverse sezioni. Una principale che raccoglie le foto di Kane delle principali icone della musica degli anni ’60. Un’altra, non meno consistente, che racconta l’impegno sociale del fotografo (la lotta per i diritti civili degli Afro-Americani e degli Indiani d’America, il fondamentalismo religioso, il Vietnam, l’incubo nucleare di Hiroshima, il manifestarsi dei primi problemi ambientali). Infine, i cambiamenti della società americana e la moda. Immagini caratterizzate da quello sguardo originale e visionario che ha consentito ad Art Kane di ricevere i principali premi fotografici e le copertine delle maggiori riviste del mondo. E la visione delle foto evidenzia l’essenza della sua poetica racchiusa nella citazione dello stesso artista «Il mio scopo è di mostrare la parte invisibile delle persone» e nel giudizio di Andy Warhol «Io penso ad Art Kane come un sole luminoso nel cielo sereno. Come il Sole, Art punta il suo occhio direttamente sul suo soggetto e, quello che lui vede, lo rappresenta in uno scatto che è sempre una straordinaria interpretazione del soggetto stesso».
LE ICONE
Un’appendice insolita e tutt’altro che secondaria di questo evento è la rassegna Icons, un progetto filmOff curato da Antonio Andretta, che dopo la proiezione il 13 giugno del documentario A Great Day in Harlem di Jean Bach (1994) in versione originale sottotitolata ispirato ad Harlem 1958, propone dal 4 luglio al 26 settembre 9 film sulle icone musicali immortalate dalle foto di Kane in mostra, presentati prima delle proiezioni nello spazio del chiostro da critici musicali e esperti di rock. Dont look back (Bob Dylan), Roxy the movie (Frank Zappa), Janis (Janis Joplin), Flay (Jefferson Airplane), When You’re strange (The Doors), Shine a Light (Rolling Stone), The Kids are Alright (The Who), Farewell Concert (Cream), Velvet Underground and Nico (Velvet Underground) diventano una piacevole integrazione cinematografica alla potenza visiva delle foto esposte. Si potrà anche vedere in loop su un piccolo schermo per tutto il periodo della mostra il raro cortometraggio di 20 minuti A Time To Play ideato e diretto nel 1967 dallo stesso Art Kane. Un film sui giochi per bambini proiettato per la prima volta nel padiglione USA all’Expo ’67 di Montreal su tre schermi uno accanto all’altro, una soluzione sperimentale molto all’avanguardia per quei tempi. Con l’eccezione di un vecchio nastro VHS, il film era praticamente considerato perduto. Fino a che pochi anni fa il National Archive di Washington lo ha trovato e restaurato.