L’Emilia-Romagna è malata di consumo di suolo: quasi il dieci per cento della superficie è cementificata, oltre due punti in più rispetto alla media nazionale, ma nonostante questo la Regione (a novembre si rinnovano giunta e consiglio), la Città metrolitana di Bologna e il Comune di Bologna hanno convocato una manifestazione per chiedere al governo di lasciar partire i cantieri del Passante di Bologna, della Bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo e dell’autostrada regionale Cispadana, tra l’A22 e l’A13. Quest’ultima, programma dalla Regione nel 2006, segnale un rischio implicito dell’autonomia differenziata regionale che anche l’Emilia-Romagna vorrebbe vedersi riconoscere dal governo.

L’INIZIATIVA PRO autostrade si terrà sabato 9 marzo, a meno di una settimana dalla manifestazione globale contro i cambiamenti climatici. Niente piazza, però: l’appuntamento, dalle 10 alle 12, è al coperto, nella sala Maggiore del Palazzo dei Congressi in piazza della Costituzione, a Bologna, «d’intesa con tutte le associazioni d’impresa e le organizzazioni sindacali», spiega un comunicato di Regione Emilia-Romagna.

I tre progetti bloccati valgono 2,5 miliardi di euro. All’incontro è stato invitato il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che in questi mesi si sarebbe reso responsabile di uno sgarbo «alle Istituzioni, ai territori e alle comunità locali», secondo il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Che dice: «Abbiamo cercato ostinatamente in questi mesi un tavolo di confronto con il Governo ma purtroppo nulla è successo. Solo pochi giorni fa ho ricevuto una lettera del ministro Toninelli nella quale rimanda, sul Passante di Bologna, a una futura riunione non appena definite le modifiche progettuali con noi mai discusse. Ma, appunto, sono ormai mesi che siamo in totale assenza di fatti concreti, solo rinvii».

Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini

A questo tris di nuove infrastrutture autostradali, osteggiate da comitati e associazioni come Legambiente Emilia-Romagna, si accompagna una quarta, la Ti-Bre (Tirreno-Brennero), che è in costruzione e nel 2018 è valsa al piccolo Comune di Sissa Tre Casali, in provincia di Parma, la «coppa» del più cementificato d’Italia, avendo perso ben 74 ettari di terreni agricoli sepolti da cemento e asfalto.

«UNA PAGINA TRISTE per questa regione. È incomprensibile avviare uno scontro istituzionale e sociale a favore delle autostrade, simbolo del passato e di un trasporto ad alto impatto», scrive Legambiente Emilia-Romagna in una lettera aperta rivolta ad istituzione e parti sociali per chiedere di non assecondare l’iniziativa. «Il gesto è simbolico, un messaggio gravissimo, una distanza siderale rispetto alle piazze del #fridayforfuture, come quella di Parma da cui ti parlo», spiega al telefono con il manifesto Lorenzo Frattini, presidente dell’associazione.

«Gli slogan contano, e così le bandiere – continua -: dai primi giorni di febbraio tutti capoluoghi dell’Emilia-Romagna sono costantemente sopra i limiti delle PM10, con gran parte dei capoluoghi che sono già oltre i 25 giorni di sforamento sui 35 consentiti in un anno. La città di Ferrara ha addirittura già superato il limite». Secondo Legambiente, «la chiamata a scendere in piazza a favore delle autostrade appare come la campana a morto di una stagione ormai lontana. Stagione in cui la nostra regione produceva innovazione e idee all’avanguardia per il Paese. Oggi sembra rimanere in campo solo il pragmatismo, incapace di discriminare tra le necessità di uno sviluppo sostenibile e logiche del passato».

La logica dei combustibili fossili che alimentano una mobilità privata su gomma, una strada senza uscita. Per rispondere all’inquinamento dell’aria servono altri investimenti: il completamento del Servizio Ferroviario Metropolitano di Bologna, nuove linee di tram e il potenziamento del trasporto ferroviario regionale.