Peppe Morra è l’unico operatore culturale napoletano che mantiene le promesse, un privato sui generis che realizza i suoi progetti, un mecenate e collezionista impegnato fin dagli anni ’70 nel mondo dell’arte, che con intelligenza, passione, intraprendenza e saggezza imprenditoriale è riuscito negli anni a creare un rapporto stabile e concreto con la città, a diventare un punto di riferimento imprescindibile per chi ama e studia l’arte contemporanea. E così mentre a Napoli sono scivolati senza lasciare traccia i vari proclami/spot elettorali/slogan ad effetto/annunci istituzionali autopromozionali di cineteche, case della cultura (e del cinema), fantomatici Studios a Città della Scienza, scuole di cinema e quant’altro, Morra dopo il Museo Nitsch ha inaugurato recentemente «Casa Morra – Archivio d’Arte Contemporanea – Il gioco dell’oca – 100 anni di mostre» ospitata nel Palazzo Ayerbo d’Aragona Cassano di Napoli nel quartiere Materdei. Un archivio, più che un museo, in cui verranno sistemate le opere e i documenti di numerosi artisti testimoni di diverse correnti artistiche come il dadaismo o il futurismo e nel nuovo spazio sistemato in un vecchio palazzo nobiliare saranno raccolte circa 2.000 opere che compongono la sua ricca collezione e dislocate in uno spazio di 4.200 metri quadrati con cui si darà vita ad un vero e proprio percorso nell’arte contemporanea. E poiché a Morra la fantasia non manca, il collezionista ha anche ipotizzato un viaggio che dovrebbe addirittura durare ben 100 anni.
IL CALENDARIO
La programmazione delle attività di ‘Casa Morra’, infatti, contempla un calendario di eventi che si allungherà fino al 2116. Il mecenate ha pianificato 100 anni di mostre attraverso un meccanismo che si ispira al gioco dell’oca fatto di rimandi, attraversamenti e ritorni. Cicli espositivi regolati dall’alchimia dei numeri 3 e 7 che coincidono di volta in volta con il numero di artisti presentati o la quantità di opere e sequenze di mostre. E il ricco ‘tesoro’ di Morra comprende le testimonianze di diversi movimenti artistici tra cui quelle di Gutai, Happening, Fluxus, Azionismo Viennese, Living Theatre, Poesia Visiva.
INAUGURAZIONE
E per inaugurare il nuovo spazio museale è stato scelto un inedito dialogo di opere di John Cage, Marcel Duchamp e Allan Kaprow, tre artisti che della casualità hanno fatto pratica creativa, applicando una svolta nel modo di vedere e percepire l’arte. «Sono sempre stato guidato da una frase: bisogna vivere all’altezza dei propri sogni, bisogna inseguirli e cercare di realizzarli» dice Morra, che sta realizzando un altro sogno. Casa Morra aggiunge infatti un nuovo tassello al più ampio progetto «Il Quartiere dell’arte» che tende alla riqualificazione sociale di un’intera area a ridosso del centro storico di Napoli, dove è già attivo il Museo Nitsch – Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee realizzato nel 2008 dalla Fondazione Morra. L’apertura al pubblico di Palazzo Ayerbo d’Aragona Cassano e l’accesso alle opere della Collezione contribuirà ad animare e ravvivare il dibattito artistico-culturale in città ma, soprattutto, a far sì che l’arte contemporanea sia sempre più accessibile, corrisposta nel sociale.
JULIAN BECK
Ma non è tutto perché il nuovo anno prevede altre iniziative che testimoniano un’operatività concreta dopo le dichiarazioni d’intenti e le premesse teoriche dello spazio. A ottobre del 2017 Casa Morra proprio nello spirito di creare nuove occasioni di ricerca, riflessione e sperimentazione sui linguaggi dell’arte contemporanea, inaugura la mostra I giganti dell’arte Julian Beck/ Shozo Shimamoto/Hermann Nitsch, tre artisti che hanno tentato la via del teatro per raggiungere una visione totalizzante dell’arte. Julian Beck, fondatore, insieme con Judith Malina, della compagnia teatrale d’avanguardia Living Theatre, dà vita ad un teatro che distrugge il monopolio del parlato per dare voce alla spontaneità della tensione drammatica attraverso il gesto, il suono e l’espressività corporea. Se per Beck e Nitsch il teatro è un luogo di rito collettivo, per il maestro del Gutai, Shozo Shimamoto è una pratica di linguaggio in cui il colore, ricondotto allo stato di matericità, è lo strumento. Nonostante l’enfasi data alla spettacolarizzazione, fondamentale per Beck, Nitsch e Shimamoto è la scrittura gestuale, in quanto è il gesto corporeo che fa dell’opera un evento, un atto di teatro che introduce la vita nell’arte.
MARIO FRANCO
A settembre invece sarà inaugurato l’Archivio Mario Franco aprendo le porte alla raccolta del regista e studioso di cinema, Mario Franco, fondatore della «Cineteca No» (1969), prima sala napoletana di cinema d’essai e poi della «Cineteca Altro» nonché docente di «Teoria e metodo dei mass-media» all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Collaboratore assiduo della Fondazione Morra, nonché attento promotore della diffusione della cultura cinematografica, in particolare d’avanguardia, Mario Franco ha deciso di donare il suo personale archivio a Casa Morra, per permetterne lo studio, la ricerca e il riadattamento, secondo il principio ispiratore che vede l’archivio non come un accumulo di oggetti e documenti inermi, ma un dispositivo critico in grado di sovvertire le tradizionali logiche di catalogazione e trasmissione della memoria. L’Archivio Mario Franco sarà aperto al pubblico con una mostra in cui saranno esposti libri, cataloghi, films e altri materiali appartenenti al mondo del cinema.