«Butto i mozziconi in terra, e allora? Neanche avessi ammazzato un animale». Alzi la mano chi, tra i fumatori, non ha mai avuto un pensiero simile, gettando in terra un finale di sigaretta e ricevendo magari in cambio uno sguardo di disapprovazione da un amico o da un passante. Proprio perché molto presenti nella mentalità dei fumatori, pensieri simili a questo sono stati scelti da Marevivo e diffusi attraverso manifesti e altro materiale informativo nell’ambito della Campagna Piccoli gesti grandi crimini. Insieme a Raffella Giugni, responsabile delle relazioni istituzionali della Onlus che da quasi 40 anni si batte per la tutela degli ambienti marini, riflettiamo sull’importanza dell’azione di sensibilizzazione dei cittadini e facciamo il punto sulle normative a tutela del mare.

Come li convinciamo i fumatori?

Negli ultimi anni la realtà ci ha dimostrato che l’innesco alle trasformazioni delle cattive abitudini sociali può partire prima dal basso, dalla consapevolezza dei cittadini che, se adeguatamente informati, sviluppano una coscienza che alimenta azioni virtuose. I risultati della recente campagna sui filtri di sigarette lo dimostrano. La percentuale di successo, cioè di cambiamento in meglio del comportamento, è stata molto alta, raggiungendo il 69%, lo scorso anno, nell’ambito del progetto pilota svoltosi nella città di Sorrento e il 53% di media nelle 4 località coinvolte nel 2021.

Diciamo che quella di buttare i filtri in terra è una cattiva abitudine alimentata anche dalla scarsa pulizia dei luoghi pubblici, perché in un posto pulito risulta più difficile gettare in terra qualcosa, e anche dalla mancanza di sanzioni effettive, nonostante l’esistenza di una legge.

Infatti, uno dei motivi per cui purtroppo gettare in terra i mozziconi non ci sembra un’azione grave è la mancanza di condanna sociale, proprio perché si tratta di un gesto che ci sembra normale e innocuo e che rimane il più delle volte impunito. Anche se in realtà esiste un Collegato ambientale, che ha visto attuazione nel dm Ambiente del 15 febbraio 2017, che prevede il divieto di abbandono di prodotti da fumo e di rifiuti di piccolissime dimensioni (scontrini, fazzoletti di carta, gomme da masticare). Nonostante siano previste sanzioni amministrative anche severe è molto raro che vengano applicate. I comuni, infatti, seppure si sono dimostrati molto sensibili a questo argomento e disponibili ad attuare misure di vario tipo, sul tema delle sanzioni pongono più resistenze.

Le azioni dei cittadini sono fondamentali ma altrettanto lo è una base normativa.

Certo, del resto pensiamo a tutte quelle azioni che ci sembravano normali fino a pochi anni fa e che solo dopo l’entrata in vigore di divieti e di relative sanzioni si sono consolidate come abitudini sociali. Due esempi: il divieto di fumare nei locali e il divieto di andare su due ruote senza casco. E’ sempre necessaria una sinergia tra pubblico e privato per attuare e consolidare i cambiamenti virtuosi.

Qual è la normativa per eccellenza che, in Italia, può fare la differenza sul fronte della tutela marina?

La legge Salvamare, inspiegabilmente bloccata a più di tre anni dalla sua presentazione. Ci aspettiamo che, chiusa la vicenda dell’elezione del Presidente della Repubblica, le attività parlamentari riprendano e che si proceda alla sua approvazione.

Quali sono i punti di forza e le novità di questa legge?

Finalmente sono previste azioni concrete a tutela del mare. Direi due su tutte: il permesso per i pescatori di portare a terra i rifiuti, azione non di poco conto se consideriamo che più del 50% di quello che oggi si pesca è plastica e l’emendamento che promuove la costruzione di sbarramenti tecnologici sui fiumi che impediscano ai rifiuti, ei n particolare alla plastica, di arrivare in mare.

Perché non viene approvata?

Non riusciamo a capirlo. Del resto non c’è nessuna lobby o interesse di parte che possa sentirsi minacciato da questa legge. Sta di fatto che, nonostante il testo sia stato presentato nel 2018 e dopo aver fatto la spola tra le due Camere, si è arenato per un cavillo formale, nonostante l’appello lanciato lo scorso anno da tutto il mondo del mare per una sua veloce approvazione. Perché di una cosa siamo certi: al netto delle criticità e dei punti migliorabili che il testo può presentare, il tempo è scaduto. Ogni minuto finisce in mare l’equivalente di un camion pieno di rifiuti.

Un ritardo a cui si somma l’ulteriore rinvio della plastic tax.

Già, un altro tasto dolente. L’obiettivo di questa tassa sui manufatti in plastica con singolo impiego, noti come Macsi, era di ridurre l’utilizzo di prodotti di plastica e, conseguentemente, di diminuire progressivamente la loro produzione. Doveva inizialmente entrare in vigore nell’estate 2020, poi è stata rinviata a causa della pandemia e sarebbe dovuta entrare in vigore il 1 gennaio 2022. Ma ora è stato annunciato lo slittamento al 2023, nonostante le dichiarazioni dell’Italia in sede G20 e COP 26 sull’importanza della fiscalità ambientale per guidare la decarbonizzazione. Insomma si parla tanto di transizione ecologica ma con questo rinvio si continuerà a coprire un costo legato al settore della plastica con fondi pubblici.

Tornando ai mozziconi gettati in terra, oltre a quelli fino a qui elencati, ci sono altri deterrenti per scoraggiare questa cattiva quanto diffusa abitudine?

La direttiva europea sulla plastica monouso (chiamata Direttiva Sup – Single Use Plastics), approvata dal Parlamento europeo il 21 maggio 2019 prevede l’etichettatura di tutti i prodotti da fumo con filtro. In questo caso, sono i produttori che devono fare lo sforzo di informare i consumatori. L’Italia ha attuato la direttiva Sup mediante il decreto 196 del novembre 2021 entrato in vigore il 14 gennaio 2022. A questo punto ci aspettiamo di vedere scritto sui pacchetti di sigarette, oltre agli avvisi sui gravi danni che il fumo provoca alla salute, anche informazioni sui gravi danni ambientali.