Siri, l’assistente digitale che ci frega sulla privacy. Dopo Google, Amazon e Microsoft, anche Apple si aggiunge alla lunga lista di scandali che vedono intromissioni nella vita privata degli utenti da parte dei maggiori colossi digitali, tanto da costringere il gigante della Silicon Valley a lasciare a casa centinaia di collaboratori che lavoravano nella sede di Cork, in Irlanda, dell’azienda.

A essere lasciati a casa, ben 300 persone, dipendenti di società terze, incaricate di ascoltare le conversazioni registrate da Siri, l’assistente vocale presente nei dispositivi iOS, per valutare l’efficienza del servizio. La decisione arriva dopo un’inchiesta pubblicata dal The Guardian. Secondo alcuni ex-dipendenti, tra le registrazioni ascoltate, anche dialoghi relativi a incontri sessuali e visite mediche.

Il programma era stato sospeso a inizio mese, poi il licenziamento. Il programma era stato sospeso a inizio mese. Nel frattempo sono arrivate le scuse ufficiali di Apple sul sito dell’azienda che ha promesso che non riprenderà le operazioni fino a che non ci sarà una revisione delle modalità di monitoraggio del servizio.

“Crediamo che la privacy sia un diritto umano fondamentale. Per questo progettiamo i nostri dispositivi per proteggere i dati personali degli utenti e lavoriamo costantemente per rafforzare i mezzi di protezione”, si legge nel comunicato.

Secondo Bloomberg, anche Facebook avrebbe pagato dipendenti di imprese appaltatrici per ascoltare e trascrivere le clip audio private registrate su Messenger, l’app di messaggistica del colosso digitale. I collaboratori avevano il compito di verificare se il software di intelligenza artificiale interpretava correttamente i messaggi.