Care deputate e cari deputati, care senatrici e cari senatori,
il negoziato istituzioni europee, creditori e la Grecia sta arrivando alla stretta finale. È evidente che esito del negoziato avrà serie conseguenze sul futuro della stessa Unione Europea. Il governo greco sta cercando di raggiungere un accordo onorevole che rispetti sia gli obblighi della Grecia come stato membro della Unione Europea, sia il mandato elettorale del popolo greco.

Ha finora onorato tutti i debiti solo con le proprie risorse, in una permanente ed orchestrata asfissia di liquidità. Ha introdotto riforme democratiche che stanno producendo effetti positivi.
Sin dall’inizio dell’estenuante negoziato, il governo greco ha ribadito di doversi attenere al mandato democratico affidatogli dal popolo – e per questo, di non poter accettare il programma di austerità esattamente come esso era stato imposto alla Grecia dalla Troika.

Ma i negoziatori italiani, invece, a chi rispondono? Quale mandato democratico è stato loro affidato, e da chi? In questo momento cruciale per il destino dell’Unione Europea noi chiediamo a voi, che
siete rappresentanti eletti dal popolo italiano, di rivendicare il vostro mandato e di difendere  la sovranità popolare anche nel nostro paese.

Vi chiediamo di pretendere urgentemente una discussione parlamentare sul negoziato con la Grecia. Aldilà del giudizio sul governo Tsipras, si tratta di difendere la democrazia in Italia e in Europa, la dignità del nostro popolo e delle nostre istituzioni insieme a quella del popolo greco. Se l’insostenibile «sovranità della finanza» dovesse prevalere sulla sovranità del popolo, i popoli europei tutti perderanno. La loro subordinazione alla oligarchia finanziaria europea e mondiale ne uscirà rinforzata, e la credibilità dei parlame nti ne uscirà ancor più devastata.

Anche in Italia potrebbero aggravarsi le pesanti interferenze sulle scelte politiche, e ciò sarebbe una limitazione inaccettabile della nostra democrazia e della nostra sovranità.

Crediamo sia interesse comune impedire che la scelta democratica di difendere i lavoratori, le pensioni, il servizio sanitario nazionale, l’accoglienza, i beni comuni -in Grecia come nel nostro paese – venga sacrificato agli interessi finanziari e speculativi.