Non sono in molti a saperlo, ma l’Italia sembra che abbia avuto un ruolo centrale nella nascita della catena Starbucks, oggi presente in 77 Paesi con oltre 28.000. Il suo fondatore, Howard Schultz, ha affermato che un soggiorno a Milano nel 1983 ha cambiato la sua vita, spingendolo a fondare i primi Starbucks ispirandosi al modello di bar italiano. Anche per questo l’apertura della prima caffetteria in Italia è stata ponderata per una decina di anni perché, ha affermato Schultz, nella patria del caffè e dei bar si deve entrare «con umiltà e rispetto».

Da qui l’idea di un appello da parte di un gruppo di associazioni: «Starbucks dica no a tazze e bicchieri monouso nel locale che aprirà a Milano a settembre, rendendolo un esempio di sostenibilità a livello europeo e mondiale e incidendo così positivamente sulla spesa dei Comuni per gestire i rifiuti». Associazione dei Comuni Virtuosi, WWF Italia, Greenpeace, Zero Waste Italy, Zero Waste Europe e Reloop hanno inviato una lettera a Schultz, oggi direttore esecutivo dimissionario di Starbucks, chiedendogli di lasciare in eredità al suo successore, Myron Ullman, «una rivoluzione verde» che muova i primi passi proprio da Milano contribuendo a ridurre i 600 miliardi di tazze in carta o plastica distribuiti ogni anno a livello globale.

Dire addio a tazze e bicchieri usa e getta rappresenterebbe «una decisione che è nel solco di provvedimenti che associazioni non governative, governi locali e nazionali, la Commissione Europea e tanti semplici cittadini auspicano per ridurre l’utilizzo di articoli monouso impattanti e combattere il flagello della plastica nell’ambiente».

L’idea di rivolgersi a Starbucks si basa sulla consapevolezza della sua forza nel condizionare il mercato: le sue caffetterie sono frequentate da milioni di persone e possono quindi fare la differenza.

Perché i modelli circolari diventino realtà, infatti, c’è bisogno dell’impegno delle imprese accanto a quello di amministratori e cittadini.
Nell’appello le Associazioni esprimono apprezzamento per gli sforzi di Starbucks sul piano della sostenibilità, attraverso la promozione della tazza da passeggio riutilizzabile e il disincentivo all’utilizzo della tazza monouso con un addebito di 5 penny applicato in alcuni bar di Londra. Il punto, però, è che «il perseguimento di una politica aziendale principalmente volta al riciclo – invece che al riutilizzo – non elimina il consumo di materie prime, non evita impatti ambientali come la produzione di scarti ed emissioni e neppure i costi di gestione dei rifiuti che ricadono sui governi locali». Ed è necessario promuovere subito modelli di produzione circolare senza attendere che le misure contenute nelle direttive europee vengano recepite dal nostro governo. La lettera delle associazioni si chiude con un invito al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, affinché si faccia portavoce di questo appello alla sostenibilità.