La parte più inquietante dell’inchiesta dei pm Sara Panelli e Gianfranco Colace è un frase con cui gli inquirenti definiscono l’indagine sulla Atc – Agenzia territoriale per la casa di Torino – come «complessa e difficile per la difficoltà di reperire persone disposte a collaborare».

Parole pesanti che inquadrerebbero, qualora fosse provato, un sistema molto esteso ed omertoso, nel quale dirigenti ed impiegati dell’ente affidavano a ditte private i lavori di manutenzione che avrebbero dovuto eseguire, creando in una fase successiva falsi certificati di avanzamento lavori. Interi caseggiati popolari di Settimo Torinese – Carignano, Brandizzo, Bussoleno, Forno Canavese, Sant’Antonino di Susa e Susa sarebbero stati oggetto di lavori di manutenzione, e in parte anche di costruzione, mai eseguiti, affidati a ditte private senza gara. Inoltre, sempre secondo l’accusa, ai soggetti ai quali venivano assegnati i lavori subappaltati veniva richiesto di realizzare con i propri mezzi e le proprie maestranze anche la parte di lavori di competenza della società in house di Atc. Queste le parole dei magistrati torinesi: «La realizzazione delle opere di manutenzione straordinaria diversa di Atc ben avrebbe potuto avvalersi dell’attività della società in house (partecipata al 100%) Ma.Net srl, ma ad una duplice condizione: che Ma.Net realizzasse almeno il 70% della parte prevalente dell’opera con proprie maestranze e beni e che, per la parte restante, Ma.Net si comportasse come stazione appaltante, aggiudicando gli ulteriori lavori a soggetti privati con procedure ad evidenza pubblica». In tal modo, concludono gli inquirenti, si consentiva ai vertici Ma.Net, società figlia di Atc, di gestire imponenti lavori che non era in grado di eseguire. Il reato contestato è falso ideologico in atti pubblici. Non è chiaro invece se sussistano episodi di corruzione, e qualora ci fossero in cosa si siano concretizzati. In carcere sono finiti i direttori sia di Atc che di Ma.Net e altre otto persone. Secondo i Finanzieri di Torino gli indagati avrebbero continuato ad operare falsificazioni nonostante che le indagini fossero già in fase avanzata e note da almeno un anno. Elvi Rossi, il presidente dell’Atc di Torino si è detto «sorpreso» e «preoccupato».

Secondo i dati del ministero dell’interno l’emergenza abitativa in Piemonte, e a Torino in particolare, raggiunge picchi preoccupanti. Gli sfratti sono stati nel 2013 ben tremila e settecento sul territorio regionale di cui duemila solo nel capoluogo. Nei primi sei mesi dell’anno passato presso la Commissione Emergenza abitativa della città di Torino sono arrivate oltre quattrocento domande di famiglie, sfrattate per morosità, che hanno richiesto l’assegnazione di una casa popolare. Recentemente la giunta di Torino ha approvato misure straordinarie di intervento per la riduzione del disagio abitativo, un fondo da un milione e 400 mila euro, finanziato al 60% da Compagnia di san Paolo e Fondazione Crt.

Sabato pomeriggio a Torino vi sarà una manifestazione, organizzata dai centri sociali e sindacalismo di base, per chiedere il blocco di sfratti, sgomberi e pignoramenti. Verrà inoltre richiesto lo stop del pagamento dei 480 euro da parte degli inquilini Atc per l’accesso al fondo regionale per la casa. Partenza nel primo pomeriggio da corso Marconi.