Funzionari, dirigenti, dipendenti. A reti unificate. Quarantaquattro in tutto, tra Rai, La 7, società del gruppo Mediaset, ma anche Infront (il gruppo di marketing sportivo che gestisce tra l’altro i diritti tv della serie A di calcio), indagati a Roma in un’inchiesta, coordinata dal pm Paolo Ielo, sull’affidamento di lavori e servizi in cambio di denaro oppure vacanze, biglietti aerei e assunzioni. Circa sessanta le perquisizioni effettuate a partire dall’alba di ieri tra Roma, Milano, Napoli, Lecce e Bergamo, dal nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza. Con gli agenti distribuiti tra diverse sedi della tv pubblica, quelle delle società Rti, Videotime e Fascino produzione del gruppo Mediaset e la sede romana di La 7. Perquisita anche la divisione italiana di Infront. I dipendenti Rai, in quanto pubblici ufficiali, sono indagati per concorso in corruzione; quelli delle società Mediaset, La7 e Infront per appropriazione indebita.

Ma con l’ipotesi di corruzione sono indagati anche funzionari della presidenza del consiglio quando era premier Silvio Berlusconi. Tra questi Roberto Gasparotti, già responsabile dell’immagine tv del leader di Arcore, l’operatore di fiducia che il Cavaliere scoprì a Canale 5, famoso per aver messo una calza di nylon su una telecamera (ma lui ha sempre negato) per registrare il videomessaggio del ’94, quello dell’«Italia è il paese che amo». Indagato anche Giovanni Mastropietro, già direttore della fotografia dell’ex Cavaliere.

Al centro dell’inchiesta, l’attività di David Biancifiori, detto «Scarface», titolare di società per servizi di supporto alle produzioni tv, come gruppi elettrogeni, scenografie, impianti audio e regie mobili, già agli arresti domiciliari per un’altra inchiesta e ora indagato per concorso in corruzione, concorso in appropriazione indebita, turbativa d’asta e false fatturazioni. Sarebbe stato lui, secondo l’ipotesi della procura, a foraggiare attraverso sovraffatturazioni gli indagati «televisivi» (nel periodo tra il 2009 e il 2013) per ottenere appalti. Per quanto riguarda gli ex dello staff di Berlusconi a palazzo Chigi, l’ipotesi è anche abbiano anche loro avuto favori da Biancifiori, che nel 2008 si aggiudicò una commessa da 8 milioni per organizzare eventi. La Gdf ha anche acquisito documenti presso il Dipartimento risorse strumentali della presidenza. Tra i nomi nell’inchiesta, Antonio Ragusa, generale dei carabinieri per 7 anni capo di quel dipartimento.

La Rai, garantendo «la massima collaborazione all’autorità giudiziaria» – così come Mediaset (che ha sospeso «i dipendenti accusati di infedeltà») e La 7 (che si riserva di costituirsi parte civile nell’eventuale processo) – sottolinea che «l’area interessata dalle indagini è stata oggetto di verifiche interne che hanno comportato interventi organizzativi e disciplinari». L’inchiesta sarebbe partita proprio da una segnalazione di viale Mazzini. Tra gli indagati, Maurizio Ciarnò, già vicedirettore con delega specifica alla produzione grandi eventi; Stefano Montesi, responsabile della supervisione tecnica per il festival di Sanremo del 2013; Dario Savoretti, production manager Rai per il semestre Ue. Altri elementi di competenza romana sono emersi dall’inchiesta della procura di Velletri su un presunto giro di tangenti nel comune di Marino, che ha coinvolto anche il sindaco Fabio Silvagni, per la quale Biancifiori è ai domiciliari.