Mille varietà di fagioli europei verranno distribuiti a chiunque li voglia coltivare nei campi, negli orti, nei vasi sul terrazzo di casa. Sono semi attualmente conservati nei frigoriferi delle banche del germoplasma che vengono rimessi nelle mani e nella terra di chi li coltiva. A ciascuno ne verranno recapitati 10 di 5 varietà scelte casualmente, più una sesta varietà di controllo comune a tutti, un borlotto precoce.

PER RICEVERE I SEMI E’ SUFFICIENTE SCARICARE una App (entro il 31 marzo, mercoledì prossimo) che consente di partecipare ad un progetto europeo di scienza dei cittadini denominato Increase (Intelligent Collections of Food Legumes Genetic Resources for European Agrofood Systems), coordinato dall’Università Politecnica delle Marche con la partecipazione di 28 partner fra cui l’Università della Basilicata, il Crea, l’istituto Vavilov di San Pietroburgo, l’Icarda e la Fao (www.pulsesincrease.eu). Finanziato con i fondi Horizon 2020, il progetto è finalizzato allo sviluppo di un sistema decentrato di conservazione delle risorse genetiche, così che tutti i cittadini possano accedervi in modo equo e utile.

ATTRAVERSO L’APP INCREASE I CITTADINI sono invitati a condividere dati, informazioni e immagini sulle fasi di crescita, maturazione, raccolta, moltiplicazione e sulle caratteristiche dei fagioli, grazie ad un protocollo di raccolta dati molto semplice. Dopo il raccolto potranno anche scambiarli all’interno del network Increase o al di fuori, così le 10 mila varietà ricominceranno il loro percorso evolutivo.

IL PROGETTO HA VARI SCOPI, MA IL FINE ULTIMO è quello di salvaguardare i contadini che a loro volta possono salvaguardare la biodiversità. «L’agricoltura ha bisogno di un nuovo inizio – dice Roberto Papa, ordinario di Genetica agraria dell’Università Politecnica delle Marche, capofila del progetto – noi dobbiamo salvaguardare la conservazione delle risorse genetiche, ma soprattutto dobbiamo migliorare il loro uso. Del resto, non possiamo distinguere la conservazione dall’uso. E’ dall’utilizzo dei semi che nasce la conoscenza. Più è ampia la platea degli utilizzatori, maggiore è il numero di informazioni che possiamo ottenere».

I SEMI CHE VERRANNO DISTRIBUITI PROVENGONO da diverse banche del germoplasma europee. Sono di varietà locali (landraces) ben note ai ricercatori: il loro genoma è già sequenziato, le loro caratteristiche sono state valutate in serra in condizioni controllate. Però, lì dove si trovano, sono accessibili solo ai ricercatori, ma non a chi le coltiva. Infatti, sono varietà che non si trovano nei cataloghi nazionali o europei dei semi, quelli autorizzati per la vendita.

«SONO VARIETA’ CHE RISALGONO PERLOPIU’ AGLI ANNI ’50, tramandate nelle aziende a conduzione familiare o negli orti – spiega Roberto Papa – ad un certo punto, verso la fine del ‘900, questo passaggio non si è più verificato, con un calo drastico di agro-biodiversità. Oggi, fortunatamente, i soggetti che chiedono di avere accesso a queste varietà è in aumento e noi ricercatori dobbiamo garantire una gestione meno centralizzata della conservazione dei semi per promuovere l’uso della agro-biodioversità».

MALGRADO ESISTANO ALCUNE LIMITAZIONI DI LEGGE allo scambio dei semi, per motivi di sicurezza o igienici, i fagioli di Increase, invece, si possono scambiare liberamente perché si tratta di un’attività sperimentale di modiche quantità. Non c’è rischio di pirateria perché tutti i semi sono caratterizzati, cioè è noto il loro Dna, nessuno se ne può appropriare e lo scambio avverrà secondo i trattati internazionali sulle risorse genetiche. «Ognuno potrà partecipare liberamente – rassicura Papa – se lo scambio è libero è un guadagno per tutti». E pazienza se qualche seme andrà perso perché non avrà trovato il terreno adatto o se perderà la sua purezza perché si incrocerà con altre varietà. Anzi, ciò potrà rappresentare un nuovo inizio di un processo evolutivo.

«LA NOVITA’ DI QUESTO PROGETTO, CHE E’ UNICO a livello internazionale, sta nel fatto che noi ricercatori ci caliamo nel campo con cittadini e agricoltori – dice Mario Marino, esperto di risorse genetiche della Fao – per condividere i benefici dell’uso della biodiversità. E’ necessario ampliare l’idea dell’accesso delle risorse genetiche che non si può limitare all’acquisto. Sarebbe interessante che in futuro nascessero delle banche del germoplasma locali create proprio dai cittadini».

I SEMI CHE VERRANNO DISTRIBUITI NON SONO TRATTATI, non hanno certificazioni biologiche, ma non è escluso che certificazioni si possano ottenere nel futuro. Nel progetto, oltre ai cittadini, sono coinvolti diversi altri soggetti, dalle scuole di agraria e alberghiere a piccole aziende agricole, dalle associazioni di categoria alle ditte sementiere, interessati ad utilizzi diversi dei fagioli. Non è un esperimento di miglioramento genetico finalizzato ad ottenere fagioli con caratteristiche particolari, ma è propedeutico ad esso. E quello che succederà in futuro, come evolveranno questi fagioli, dipenderà dall’uso che vorranno e sapranno farne i cittadini.