Omicidio colposo. Questa l’ipotesi della procura di Roma sul caso di Nian Maguette, l’ambulante senegalese di 54 anni che mercoledì è morto a Roma in seguito al blitz antidegrado della polizia municipale. Il sostituto procuratore Francesco Paolo Marinaro aspetta ancora gli esiti dell’autopsia sul corpo dell’uomo: soltanto così si capirà cosa è successo. Da una parte, infatti, ci sono alcuni ragazzi della comunità senegalese che sostengono che Maguette sia stato inseguito da un ‘falco’, un vigile a bordo di una moto, mentre dall’altra c’è la municipale che smentisce ogni collegamento tra l’operazione decoro della mattinata e la morte dell’ambulante. I paramedici intervenuti sul posto hanno ipotizzato che si sia trattato di un infarto fulminante, ma resta da spiegare la vasta chiazza di sangue sul marciapiede, ben visibile ancora alcune ore dopo i fatti. La polizia municipale romana, tra l’altro, sarebbe anche intenzionata a presentare una denuncia per diffamazione ai danni del ragazzo che, davanti alle telecamere, ha parlato dell’inseguimento di Maguette e poi è stato accompagnato in commissariato.
Intanto la comunità senegalese si sta mobilitando: oggi pomeriggio, alle 16, in piazza Venezia è previsto un presidio per chiedere verità e giustizia, la decisione è stata presa nel tardo pomeriggio di ieri, ai margini di un’assemblea nel quartiere Pigneto: una cinquantina i presenti, ma è probabile che i manifestanti oggi saranno molti di più, a giudicare dalle tante adesioni che si leggono sui social network.

«Non servono dichiarazioni di circostanza da parte dell’amministrazione comunale – dice un rappresentante della comunità, Aboubakar Soumahoro –, vogliamo sapere tutta la verità e vogliamo che sia fatta giustizia. Perché questo clima di degrado culturale è il tessuto in cui viene ad aggiungersi il decreto Minniti».

Negli ultimi giorni queste operazioni antidegrado stanno andando avanti in tutta l’Italia: dal blitz alla stazione di Milano ai controlli a tappeto di Roma, giù fino alle manganellate date ai senegalesi che avevano accennato una protesta sul Lungotevere, subito dopo la morte di Maguette. «Il suo corpo è rimasto a terra per ore senza che nessuno pensasse a coprirlo con un telo», racconta un ragazzo. La banalità di una morte per strada, mentre intorno gli autisti suonavano i clacson innervositi dal traffico, i passanti attraversavano la strada lanciando appena un’occhiata e nei negozi e negli uffici si continuava a lavorare come se nulla fosse accaduto. Oggi in piazza ci si andrà anche per questo motivo, per combattere l’indifferenza.