I dati Cinetel sulla giornata del 5 marzo – la prima post ordinanza – illustrano il momento peggiore per le nostre sale: l’incasso totale dei cinema è di 105.203 euro, meno 89,95% rispetto alla giornata analoga del 2019, in cui il box office complessivo ammontava a 1.046.867 euro.

A restare aperti dopo il decreto sono 1.946 schermi: la metà a confronto con l’anno scorso, quando se ne contavano 3.893. Un altro dato rende conto dell’emorragia: gli ingressi al cinema di ieri sono stati 18.865, nel 2019 erano 129.470. In testa a questo box office ai tempi della crisi Coronavirus c’è Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, uscito il 4 marzo sfidando il clima generale e la chiusura delle sale del nord, e che ieri ha totalizzato 19.165 euro. L’anno precedente il film più visto era Captain Marvel con un incasso di 537.485 euro. Anche rispetto alla settimana scorsa – quando già era stata imposta la chiusura delle sale nelle regioni e province del nord più colpite – il confronto è impietoso: gli incassi sono ulteriormente scesi del 44.10% .

E A VENIRE gravemente colpiti dall’emergenza non sono solo le sale, ma i film stessi e chi ci lavora: ieri la presidente della sezione produttori dell’Anica (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali) Francesca Cima ha convocato una riunione «per affrontare i drammatici problemi legati all’emergenza Coronavirus che stanno colpendo tutti i settori della produzione», e durante la quale si è concordata l’istituzione di «un urgente tavolo di lavoro tecnico di tutti i settori della produzione, anche per stimolare il governo a fornire chiarificazioni e risposte indispensabili per scongiurare la completa paralisi del settore». G.Br.