Le foto parlano più di qualsiasi altra cosa. Due capi di Stato che a stento nascondono l’imbarazzo, quando non un vero e proprio fastidio, nel momento di stringersi la mano. E dire che non si erano mai incontrati. L’appuntamento di ieri, infatti, tra il presidente cinese Xi Jinping e il premier giapponese Shinzo Abe, è il primo tra i due, dopo la propria ascesa al potere nei rispettivi Paesi.

Tra Cina e Giappone l’acredine è storica (Pechino non ha mai perdonato ai giapponesi le mancate scuse per i crimini di guerra durante il secondo conflitto, non nascondendo la propria rabbia, comune ad altri Paesi asiatici, per la visite dei politici di Tokyo ai santuari dei militari, considerati «criminali di guerra») e se possibile è cresciuta proprio negli ultimi due anni. Complici le arcinote isole contese, Diaoyu per i cinesi, Senkaku per i giapponesi.

Prima Tokyo ha provato a comprarle, poi la Cina ha dichiarato una unilaterale zona di difesa aerea (che nonostante le proteste è ancora in vigore). Una situazione di estrema tensione, con proteste nelle principali città cinesi contro le aziende giapponesi. Due Paesi abituati a guardarsi in cagnesco e che dopo molto tempo, ieri, hanno ritrovato quanto meno un canale di dialogo. Tutti si sono detti ottimisti, ma la verità è che cambia molto poco, specie sulla questione legata a quella zona di mare contesa per la propria ricchezza di risorse, si dice, e perché passaggio fondamentale per le tratte commerciali (le isole sono due scogli disabitati).

Se per quanto riguarda il gelido incontro tra Abe e Xi Jinping, sarà necessario aspettare un po’ di tempo per capire che piega prenderanno i nuovi, se lo saranno, rapporti tra i due paesi, si devono registrare due importanti aperture, invece, con due Paesi che hanno avuto ultimamente una posizione diversa rispetto alla Cina.

La Russia di Putin, giunto a Pechino, dove ha incontrato Obama, ha concluso un altro accordo per il gas con la Cina, a confermare la rinnovata vicinanza tra i due paesi. Si tratta di un memorandum che aumenta la precedente fornitura e che viene letta come una sorta di favore cinese a Mosca, in difficoltà economica e con la questione ucraina sul groppone.

Ma lo spiraglio più rilevante che si è aperto duranti i primi lavori dell’Apec è quello con la Corea del Sud. Ieri Seul ha confermato l’intenzione e la volontà di poter arrivare ad un accordo con Pechino, per quanto riguarda il libero scambio tra i due Paesi.

Secondo quanto si è appreso Cina e Corea del Sud sono ad un passo dal firmare un accordo di libero scambio che eliminerà le tariffe sul 90% dei beni scambiati tra i due Paesi. L’ accordo sarebbe stato «di fatto raggiunto», hanno rilanciato le agenzie.