Per stamattina alle ore 11 è annunciato lo sgombero forzato dai locali che raccolgono i trentacinque anni di attività di Antonio Rezza e Flavia Mastrella che hanno ricevuto la scorsa estate il Leone d’oro alla carriera per il Teatro e sono apprezzati internazionalmente tranne che a Nettuno dove risiedono. Il comune di Nettuno, commissariato, vuole rientrare in possesso dei locali di uno stabile storico adiacente alla parrocchia della Divina Provvidenza che ospita anche le attività di altre associazioni tra cui la banda municipale del comune. È sotto sfratto perfino il parroco dalla sua abitazione e anche lui stamattina si troverà per strada. Chi si trovi a passare nei pressi del palazzo della Divina Provvidenza vedrà il tratto di strada transennato, uno scenario reso ancora più simile a uno di guerra per la presenza, domenica, delle truppe e le jeep che evocavano lo Sbarco.

GRANDE come una palestra, luogo dove sono conservate le opere d’arte di Flavia Mastrella che costituiscono le scene degli spettacoli, lo spazio è da sempre adibito alle prove. Il lavoro di una vita spazzato via con violenza, con un’ordinanza arrivata solo poche ore prima senza neanche dare il tempo di portare via i materiali sulla base della presunta inagibilità dei locali, anche se sono state fatti costosi lavori di manutenzione, come provano le perizie. Rezza e Mastrella hanno fatto un ricorso al Tar che resta valido anche se è stata rinviata la decisione di sospendere lo sgombero. Infine è stata presentata una richiesta di «usucapione» come ultima forma di resistenza, ma avrà bisogno di parecchio tempo per essere accolta («…dal 1991 hanno avuto il possesso e goduto in via esclusiva e ininterrottamente del detto locale…»).

MENTRE scriviamo hanno inizio le ultime prove: «E poi continueremo a lottare per mantenere questo posto – ci dice amareggiato Antonio Rezza ma deciso a reagire: «da tutta Italia ci hanno offerto posti alternativi, ma noi vogliamo restare qui, questo posto per noi è insostituibile. Un luogo che noi abbiamo accudito per anni, senza neanche la possibilità di prendere la nostra roba. Rimane dentro tutta la nostra vita. Stasera facciamo un’ultima prova e poi continueremo a lottare per mantenere vivo questo spazio» s.s.