Era il 22 dicembre del 1999 quando Antonio Cassano varcò le porte del carcere minorile Fornelli di Bari. Lui che sembrava un cliente predestinato del nostro sistema penitenziario vi entrò invece da eroe. La domenica precedente, la sera del 19 dicembre, aveva segnato un gol spettacolare all’Inter. Quella rete fece volare le sue quotazioni. Cassano a fine stagione passò alla Roma.

Tre giorni dopo il gol più importante della sua vita, il gol che lo fece diventare ricco e famoso, lui si recò a trovare i ragazzi detenuti nell’istituto penitenziario per minori di Bari. Con loro poteva immedesimarsi allo stesso modo in cui Johnny Cash poteva immedesimarsi con i detenuti della prigione di Folsom. Era uno di loro, casualmente e occasionalmente dall’altra parte.

D’altronde la storia di Fantantonio è una storia di una devianza mancata grazie al talento. Non in tutti gli sport ti puoi accorgere che un ragazzino di sette-otto anni ha un estro naturale. Nel calcio è possibile intuirlo.
Altro che Masterchef Junior, chi lo vedeva giocare ragazzino per le vie di Bari vecchia ne restava impressionato. A quel tempo chi nasceva nel borgo antico doveva sopportare sulle proprie spalle un fardello sociale pesante. Bari vecchia non aveva le luci al neon di oggi che ne circondano il nucleo storico rimasto fortunatamente quello di una volta, autentico ma duro, vero ma greve.

A Bari vecchia in quegli anni si camminava, con gli occhi aperti, tra un vespino che viaggiava su una ruota e venditrici urlanti di sgagliozze. Cassano l’ho visto, oramai già famoso, girare con il motorino ai margini del centro murattiano.

Antonio Cassano è stato cresciuto dalla sola mamma, che era nella condizione complicata di donna affidata ai servizi sociali. La sua vita poteva virare verso l’una o l’altra direzione: criminale o calciatore. Fortunatamente per lui, in carcere c’è andato solo a trovare gli amici più sfortunati.

Non ci sono notizie invece di una sua visita a Giovanni Cassano, suo fratello grande, recluso qualche anno fa nel carcere di Lecce. Una sua lettera ai giornali locali ne denunciava le dure condizioni di vita. In quel carcere qualche settimana fa c’è stata una rissa tra detenuti baresi e detenuti leccesi.
Nei confronti di Cassano la borghesia benpensante ha detto di tutto. Cassano non è mai stato amato perché era di un’altra classe. Forse anche per questo Lippi non lo portò ai mondiali del 2010, commettendo un errore fatale. Cassano ha rotto una predestinazione sociale, è uscito da un blocco di potenziali criminali ed è entrato in un altro mondo, non suo.

L’altro gol all’Inter, in quella memorabile partita del 19 dicembre del 1999 vinta 2 a 1 dal Bari lo segnò Ugochukwu Michael Hugo Enyinnaya, nigeriano. Aveva gli occhi rossi, sembrava spiritato. Anche lui segnò un gol eccezionale ma dopo essere passato per l’Ungheria e la seconda categoria polacca, è dovuto tornare mesto in Nigeria. Due storie finite in modo molto diverso.