Antonella Laricchia è la candidata presidente del Movimento 5 stelle in Puglia.
Diretti, senza giri di parole: è impossibile che in Puglia il M5S si allei con il centrosinistra a guida Pd?
Vorrei parlare della vita dei pugliesi, dei problemi delle città…

Sì ma ha sentito Conte? Si è detto favorevole a una alleanza. Quello che accadrà in Puglia potrà avere ripercussioni importanti anche a Roma…
Il presidente ha anche detto che lui non interferisce con le decisioni regionali. Sono due livelli politici diversi, altrimenti non servirebbe votare due volte, per il parlamento e per le regioni.

Ha subìto molte pressioni in questi giorni per rinunciare alla candidatura?
Sì. Sto toccando con mano il sistema della vecchia politica. Per fortuna intorno a me ho il M5S, una squadra compatta e preparata.

Cosa le hanno proposto?
Poltrone e squallide rassicurazioni sul mio futuro politico.

La lascia indifferente il fatto che le divisioni potrebbero fare vincere Raffaele Fitto?
Sono molto preoccupata ma Emiliano e Fitto sono espressione dello stesso modo di fare politica. Emiliano in questi anni non ha amministrato. Ha fatto solo campagna elettorale cercando di allargare il proprio bacino di voti nominando personalità del centrodestra in ruoli strategici.

E se fosse Michele Emiliano a fare un passo indietro?
La storia non si fa con i se. Ad oggi lui continua a dire di non essere in discussione.

Sì, ma se lo facesse?
Sarebbe un requisito necessario ma non sufficiente. Il M5S ha aperto a tutte le forze politiche del territorio che rispettano i nostri requisiti: non bisogna essere interessati da indagini contro la pubblica amministrazione. E poi c’è la regola sul doppio mandato.

Chi ha una storia politica, quindi, non dovrebbe candidarsi per una terza consiliatura. Il M5S è una forza politica giovane, per il Pd è un po’ più complicato…
Sono requisiti che all’inizio creano difficoltà ma alla lunga aiutano a risolvere quei problemi che non si affrontano mai.

Ad esempio?
La sanità. Non è più tollerabile che la vita di reparti e interi ospedali dipendano dall’amicizia con questo o quel primario o da motivi elettorali. Bisogna tenere presente i fabbisogni oggettivi, la mobilità passiva e le liste d’attesa, non solo i bilanci. Se non affrontiamo questi problemi non miglioriamo la vita dei pugliesi.

In questi anni non è stato fatto?
No, tanto dall’amministrazione uscente quanto da quelle precedenti. La Regione ha assecondato i tagli richiesti da Roma creando disservizi e penalizzando anche l’economia. In questa consiliatura però hanno trovato i soldi per aumentare gli stipendi dei direttori sanitari. La salute dei cittadini viene dopo.

Evidentemente è una questione di priorità.
A proposito di salute, Taranto. Emiliano è forte a Bari. Le radici di Fitto sono nel Salento. Dopo le politiche sembrava che Taranto potesse diventare il “feudo” del M5S. Di cinque parlamentari eletti, però, due hanno lasciato il Movimento e lo stesso hanno fatto i due consiglieri comunali. Cosa è successo?
Taranto è una sfida complicata ma noi abbiamo avuto sempre chiari gli obiettivi. Ieri ho sottoscritto l’appello di molti amministratori locali per chiedere un accordo di programma per la città. Vogliamo la chiusura dell’area a caldo del siderurgico come accaduto a Genova e Trieste.

Lì è stato fatto perché c’era il sito di Taranto a “compensare”…
I tarantini non valgono meno dei genovesi o dei triestini.

Ma non è un po’ un controsenso che in Puglia portiate avanti questa idea mentre a Roma il governo sta trattando con Mittal anche sulla base di un aumento della produzione? Senza l’area a caldo sarebbe complicato, se non impossibile…
Il territorio deve parlare con un’unica voce affinché siano valutate le conseguenze anche di questa scelta. La trattativa ha tanti interlocutori tra cui la Regione. Emiliano sull’Ilva non è mai stato chiaro, ha solo parlato per spot. Noi vogliamo la chiusura dell’area più inquinante della fabbrica come gli amministratori locali. E’ arrivato il momento di avere una Regione capace di sostenere questa posizione.