Pronto, Giuseppe Antoci?

«Prego… mi scusi il tono della voce ma sono molto provato».

Singhiozza al telefono. La voce è rotta. Quasi due anni fa, era metà maggio, i killer spararono contro l’auto blindata sulla quale quella sera Antoci viaggiava su per i Nebrodi. Il commando fuggì dopo che i poliziotti, che erano su una volante poco distante, risposero al fuoco. Non ci furono feriti. Per quell’agguato ci sono 14 indagati. Di mezzo c’è la mafia dei pascoli, il business dei terreni agricoli e dei fondi Ue. Da allora Antoci, già sotto protezione per minacce, vive sotto scorta. Lo Stato gli ha riconosciuto il merito della sua battaglia antimafia, gli sono state conferiti i premi Paolo Borsellino e Giorgio Ambrosoli, il presidente Mattarella lo ha ricevuto. Davanti alla sua abitazione ci sono i militari con i mitra spianati: «La mia famiglia non vive più dal giorno dell’agguato, e ora il mio presidente che fa?».
Nello Muscumeci gli ha appena tolto l’incarico di responsabile del Parco dei Nebrodi. In nome dello spoil system. Il presidente della Regione ha deciso di azzerare tutti dirigenti dei dipartimenti della Regione e i vertici di società ed enti pubblici, tra questi c’è anche Antoci. Il suo mandato scadeva a ottobre, lui aveva annunciato che non avrebbe proseguito: Musumeci però gli ha dato il benservito in anticipo. «Vergogna, vergogna, vergogna», attacca l’ex governatore Rosario Crocetta, da sempre vicino ad Antoci e alle sue battaglie. Michele Emiliano, leader della corrente Pd di Antoci, non usa mezze parole: «Musumeci ha fatto un favore a Cosa nostra». Ventisette sindaci hanno scritto al governatore contestando la rimozione, solidarietà da LeU, dal Pd, dalle associazioni, dagli ambientalisti.

Come s’è sentito quando Musumeci gliel’ha comunicato?

«Macché, l’ho appreso dai giornalisti. Incredibile, del resto…

Cosa?
Musumeci non mi è mai stato vicino, non l’ho mai sentito neppure quando era presidente della commissione regionale Antimafia. Anzi, in audizione ha chiamato tanti sindaci, non me.

L’avrà sentito dopo l’agguato, no?

Mai, neppure una telefonata. Al Parco non si è mai visto, da parte sua tanta indifferenza e ora ostilità.

Perché dovrebbe avercela con lei?

Non lo so, ma deve spiegare perché non ha aspettato la scadenza naturale del mio mandato, a ottobre sarei andato via.

Lei è del Pd, ed è pure responsabile legalità nella segreteria di Renzi.

Allora? Mi ha rimosso per questioni politiche? E cosa c’entra la politica con me? Non ho mai fatto politica dentro il Parco, anzi. Sotto la mia guida, hanno aderito 21 sindaci, amministrazioni di sinistra, del Pd e di centrodestra. Lo sa quant’era la mia indennità?

Quanto?

Settecento euro, io non vivo di politica ma del mio lavoro. E ho sacrificato tutto, persino la mia famiglia, nel nome della lotta alle illegalità, alle mafie. Vivo blindato da due anni, i miei figli non possono fare tante cose: mai un concerto, mai uno svago se non protetto. Che dico alle mie figlie, ora? C’è un problema di sicurezza. Io sono odiato dai mafiosi, dai lori figli, dalle loro mogli e da chi ha subito il sequestro di beni. Che messaggio pensa di avere dato il presidente Musumeci?

Lei che idea si è fatto?

Certamente non stanno stappando bottiglie di champagne le persone per bene, quelle che mi sono state vicine e quelle che grazie al protocollo di legalità, diventato legge dello Stato, si sono affrancate dalla mafia. Sicuramente brindano i mafiosi. Io ancora oggi sogno quello che successe quella notte di due anni fa. E il mio presidente che fa? Dà questo segnale… Deve spiegare la sua scelta per dare risposte, non tanto a me, ma a quanti mi stanno manifestando vicinanza e sono centinaia, a livello nazionale e internazionale.

In realtà, Musumeci sostiene che proprio il Pd, il suo partito, l’ha mollata non candidandola alle politiche.

E’ un ragionamento incredibile. Lui che ne sa? Se dovevo o non dovevo essere candidato è un problema del mio partito, pensi ai sui fatti interni. Dica invece chi sarà il nuovo presidente del Parco, invece di limitarsi a dire che intanto c’è un commissario e che della nomina se ne parlerà dopo il 4 marzo.

Ha sentito Renzi?

Ancora no, ma so che ha parlato con altri nel partito.

Si sente tradito?

Sono state tradite le istituzioni.