Viktor Orban, il premier ungherese del governo più reazionario d’Europa, ha mostrato di nuovo la sua doppia faccia. Questa volta a sopportare l’esercizio di doppiezza è toccato agli ebrei.

Da sabato 4 maggio a lunedì 6 maggio si è infatti tenuto a Budapest la XIV. Riunione plenaria del World Jewish Congress, che ha riunito nella capitale ungherese centinaia di delegati delle organizzazioni e comunità giudaiche di tutto il mondo. Per contestare l’appuntamento il movimento di estrema destra, razzista e xenofoba, Jobbik ha convocato una manifestazione presso la sede del Parlamento ungherese.

La manifestazione, convocata «In memoria delle vittime del sionismo e del bolscevismo», ha raccolto alcune centinaia di persone. Un fatto e un gesto di intolleranza, che se avvenuto altrove e in altra data, non avrebbe fatto notizia su nessun giornale fuori dai confini ungheresi.

Infatti già in aprile una delle associazioni dei motociclisti di estrema destra, con un nome evocativo «Motociclisti con il senso nazionale», aveva organizzato una sfilata dei loro bolidi dinnanzi alla sinagoga di Dohany in occasione della Marca per la vita, una manifestazione organizzata per ricordare le vittime dell’Olocausto ungheresi. La manifestazione motociclistica, vietata in extremis dal governo, aveva scelto un motto inequivocabile: «Diamo loro del gas».

Di fronte a questi ripetuti episodi di antisemitismo il premier ungherese è stato costretto a fare delle dichiarazioni apparentemente forti di fronte ai delegati del World Jewish Congress. «L’antisemitismo è inaccettabile è non può essere tollerato», ha dichiarato Orban. Parole, che stridono con l’approccio del partito del premier, il Fidesz, proprio verso Jobbik e le altre organizzazioni di estrema destra. Avendo in Parlamento ormai una maggioranza più che sfilacciata, il movimento Jobbik spesso funge da stampella al governo in carica e alle sue proposte.

Allo stesso modo il governo affronta la questione degli attacchi razzisti, omofobi e antisemiti con grande permissività e senza impostare una tattica di contrasto, che possa dare dei risultati sul breve e medio periodo. Infatti ormai Jobbik si può considerare una forza (non apertamente alleata) di Fidesz, che spera di governare le difficoltà sociali tramite la coltivazione dell’odio razziale e di genere.

Va da sé che buona parte delle «rassicurazioni» democratiche date dal primo ministro ungherese hanno fatto perno sulla sua garanzia di protagonista dell’Unione europea e sulla fedeltà atlantica, nonché filo-israeliana (v. questione palestinese) del governo d’estrema destra di Budapest. Anche perché Viktor Orban non ha perso l’occasione d’incontrare i tanti ministri di Tel Aviv presenti al World Jewish Congressi.