È un’Italia in cui sarebbe bello vivere, quella descritta da Pietro Polito nel suo ultimo libro: Un’altra Italia (Aras edizioni, pp. 261, euro 19). Un’Italia antifascista, libera, non violenta, democratica – una democrazia basata sui partiti e sulla centralità del parlamento –, universalista, che rifugge ogni dogmatismo e alimenta lo spirito critico, laica, anticlericale, solidale, fondata su un lavoro dignitoso e non alienante, antirazzista, mite, illuminista, europeista.

UN’ITALIA POPOLATA da Piero Gobetti, Antonio Gramsci, Luigi Einaudi, Aldo Capitini, Franco Antonicelli, Paolo Gobetti, Alberto Cabella, Alessandro Galante Garrone, Ernesto Rossi, Benedetto Croce, Silvio Trentin, Leone Ginzburg, Guido Dorso, Pier Paolo Pasolini, Ada Gobetti, Camilla Ravera, Bianca Guidetti Serra, Carla Gobetti, Liliana Segre, Umberto Campagnolo, Renato Treves, Norberto Bobbio: le «maggiori» e i «maggiori» dell’autore, figure di esemplare impegno morale, intellettuale e politico, che costellano il suo appassionato percorso di ricerca.

PIERO GOBETTI è il perno intorno al quale ruotano le riflessioni di Polito – e non potrebbe essere altrimenti, considerato che del Centro studi Piero Gobetti egli è direttore, oramai, da quasi dieci anni. Tutti i protagonisti del libro sono raccontati nella loro relazione, di consonanza e talvolta anche di dissonanza, con l’intellettuale torinese prematuramente scomparso: quel «prodigioso giovinetto» – come ebbe a definirlo Norberto Bobbio, alla cui scuola Polito si è formato – che, in maniera tanto rapida quanto intensa, attraversò il primo Novecento italiano, lasciando un segno profondo e duraturo.
Gobetti fu tra i primi a inquadrare correttamente il fascismo come un totalitarismo violento e illiberale, dimostrandosi capace, pur da studioso ancora in formazione, di una lucidità d’analisi superiore a quella dei suoi maestri Benedetto Croce e Luigi Einaudi, che da Mussolini si fecero inizialmente ammaliare.

E ANCHE LA FAMOSA qualificazione gobettiana del fascismo come «autobiografia» della nazione italiana risulta assai più pertinente del tentativo, posto in essere da Croce alla fine della guerra, di trattare il ventennio alla stregua di una parentesi, chiusa la quale avrebbe potuto riprendere corso la monarchia liberale – così come, archiviata l’invasione degli Hyksos, era ripreso il dominio dei faraoni sull’antico Egitto. L’antifascismo «istintivo», discendente «da ragioni soprattutto morali, ideali», incentrato sull’idea dell’assoluta dignità di ogni vita umana, è, in ogni caso, il principale filo che, nella ricostruzione di Polito, lega l’uno all’altro i suoi autori. Si aggiungono altri due fondamentali tratti comuni: la «passione di libertà illuminata dalla ragione» e l’illuminismo pessimista – perché «l’ottimismo comporta pur sempre una certa dose di infatuazione, e l’uomo di ragione non dovrebbe essere infatuato» (Bobbio) – che mai, però, si traduce in rassegnazione. Considerati nel complesso, questi tre elementi – antifascismo, libertà e ragione – rappresentano le pietre miliari su cui, già durante il ventennio, gli antifascisti rievocati da Polito progettarono la ricostruzione non solo dell’Italia, ma anche dell’Europa a venire.
A partire da queste basi, il libro intreccia alcuni dei più significativi elementi biografici delle vite delle donne e degli uomini che lo animano con la ricostruzione dei profili intellettuali, più o meno conosciuti, del loro pensiero. Ne emergono medaglioni intriganti, di godibilissima lettura, attraverso i quali ci si affaccia vividamente sull’esistenza, non solo intellettuale, di alcuni tra i più straordinari protagonisti dell’antifascismo azionista e liberale.

CENTRALE è l’attenzione dedicata da Polito alle sue «maggiori», di cui richiama, come valori di riferimento, la chiarezza, la dignità e la coerenza (Ada Gobetti), la passione per la lotta e per la pace (Camilla Ravera), la consapevolezza della fragilità e della difficoltà della democrazia (Bianca Guidetti Serra), l’animazione e la formazione culturale (Carla Gobetti), l’obbligo morale di non perdonare, non odiare, non dimenticare (Liliana Segre). A completamento del volume, un’appendice testuale mette il lettore direttamente a contatto con pagine scelte di Piero Gobetti, Ernesto Rossi, Benedetto Croce, Leone Ginzburg, Ada Gobetti, Norberto Bobbio. Pagine altissime: purtroppo, terribilmente lontane dal nostro quotidiano. Ma che valgono a testimoniare che un’altra Italia è possibile.