Adolfo Pérez Esquivel ricevette nel 1980 il Nobel della Pace per la sua lotta contro la dittatura militare con metodi pacifici. Ricevendo il premio disse di sentirsi «una piccola voce di quelli che non hanno voce».

A lui dice di essersi rivolta la ministra della Sicurezza nazionale argentina, Patricia Bullrich, per mediare con i movimenti sociali e politici che si stanno già esprimendo contro il vertice del G20 in programma oggi e domani a Buenos Aires. Esquivel ha tuttavia smentito la ministra, dicendo che nessuno lo ha mai consultato.

L’EPISODIO SI AGGIUNGE a una serie di pessime figure collezionate dal governo argentino nelle settimane precedenti al summit: l’apparato di sicurezza ha fatto prima detonare una borsa «sospetta» vicino a un centro commerciale (conteneva in realtà carne di pollo cruda), poi un televisore trovato vicino al famoso Obelisco della città, infine in aeroporto è scattata la procedura di evacuazione per un pacco lasciato incustodito, che ha poi rivelato al suo interno un set di lenzuola.

In un clima di paranoia è stato toccato il culmine lo scorso fine settimana, quando la polizia non ha saputo arginare la violenza esplosa in occasione della Coppa Libertadores di calcio, con lanci di pietre da parte dei sostenitori del River Plate contro il pullman del Boca Juniors. Risultato: diversi giocatori feriti, danni ingenti, partita sospesa e dimissioni del massimo responsabile della sicurezza di Buenos Aires, Martín Ocampo.

 

foto Afp

 

Questa sarà la direzione politica che coordinerà 22 mila effettivi di polizia, la delegazione degli altri 18 paesi membri, oltre ai rappresentanti dell’Unione Europea e degli altri paesi invitati. Per disposizione governativa oggi, venerdì 30 novembre, sarà giorno festivo a Buenos Aires. La città avrà ampie zone interdette, e gran parte dei mezzi di trasporto non circoleranno fino al 1° dicembre. Anche molti negozi rimarranno chiusi. I media mainstream raccomandano ai cittadini, in linea con il discorso della ministra Bullrich, di concedersi un fine settimana fuori porta, per «fare un asado e cantare karaoke». Il governo teme una nuova Amburgo, perdendo il controllo delle strade.

MAURICIO MACRI è arrivato alla presidenza con un programma neoliberista e con la promessa che l’Argentina «si riaffaccerà sul mondo», ma a un anno dal termine del suo mandato non può vantare buoni risultati. Politicamente i sondaggi coincidono, con alcune variazioni, affermando che l’immagine del presidente è negativa per oltre il 50% della popolazione. Rispetto agli indicatori economici c’è stata una caduta della produzione, svalutazione della moneta e indebitamento a 100 anni con organismi internazionali di credito. E in termini di sicurezza il panorama non è meno negativo, avendo questo governo già fatto ricorso alla repressione, ad agenti infiltrati nelle mobilitazioni, e alla “caccia” e detenzione di manifestanti in momenti di deconcentrazione dei cortei. L’intenzione di «riaffacciarsi sul mondo» ci ricorda che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni.

AGLI ANTIPODI IDEOLOGICI rispetto a Macri, il vicepresidente della Bolivia, Álvaro García Linera: «Abbiamo dimostrato al mondo che la governabilità reale che si deve costruire è fatta di maggioranza in Parlamento e maggioranza sulle strade». Nella stessa circostanza, al primo Foro mondiale del Pensiero critico, il contro-vertice del G20 (Contracumbre), sono intervenute, tra gli altri, le ex presidentesse di Argentina e Brasile, Cristina Kirchner e Dilma Rousseff. Il Foro ha dato il via a due settimane di mobilitazioni in attesa del summit ufficiale.

Nel frattempo il governo Macri ha nuovamente indebitato il paese con il Fondo monetario internazionale, portando il debito al 93% del Pil.

Per questo la «Settimana di azione globale Fuori G20» dice anche «Fuori Fmi». Ci saranno oltre 60 tavoli di discussione, festival, attività in spazi pubblici e cortei che precederanno la grande marcia prevista per la giornata di oggi. Protagonisti i movimenti sociali, sindacati, partiti politici, disoccupati, collettivi femministi, le Madri di Plaza de Mayo e molto altro, con tutti i settori che il governo cerca di controllare.

LA PRIMA GIORNATA DI ATTIVITÀ, lo scorso lunedì, si è chiusa con una mobilitazione delle donne, senza dubbio il movimento più attivo dall’ascesa di Macri alla presidenza.

 

Manifestante anti G20 chiede giustizia per Lucia Pérez, dopo l’assoluzione dei tre uomini accusati di aver stuprato, torturato e ucciso la 16enne argentina (foto di Gianluigi Gurgigno)

 

In ogni occasione le donne hanno riconfermato che il personale è politico. Hanno denunciato con il motto Ni una menos la mancanza di investimenti statali in programmi atti a prevenire la violenza maschilista e il giusto risarcimento alle vittime. Hanno gridato «Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo» per denunciare che i salari delle donne sono del 30% più bassi rispetto a quelli degli uomini. Hanno preteso la separazione tra Stato e Chiesa, al punto che quest’ultima ha deciso di rinunciare ad alcuni benefici statali. Inoltre, la “marea verde” è riuscita a portare in parlamento il dibattito sulla legalizzazione dell’aborto, portando a una prima votazione sul progetto di legge. Per questo oggi il movimento delle donne è l’avanguardia nella resistenza alla predica neoliberista dei paesi G20.

traduzione di Gianluigi Gurgigno