Ieri sono state 34 le vittime del Covid-19, cioè 6 più di lunedì. Sono diminuiti di altre 30 unità i pazienti in terapia intensiva, scesi a quota 177. I contagi sono stati 210 in 24 ore, mentre ieri erano stati 303. Domina sui dati nazionali la componente lombarda del focolaio italiano, anche se in maniera meno preponderante. La Lombardia registra il 67% dei casi giornalieri e il 26% delle vittime, nonostante faccia solo il 15% dei test. In otto regioni non sono stati rilevati nuovi casi: tutto il sud, più Trentino-Alto Adige e Val D’Aosta. Fuori dalla Lombardia l’epidemia sembra dunque sotto controllo.

Anche il focolaio della clinica San Raffaele di Roma è in via di esaurimento: solo uno dei nove casi registrati ieri nel Lazio risale alla struttura controllata dal parlamentare di Forza Italia Antonio Angelucci. Finora, l’episodio ha coinvolto 112 persone positive al test e 5 decessi. Sulla vicenda indaga anche la procura, che ha inviato i Nuclei Antisofisticazione e Sanità dei carabinieri ad accertare eventuali lacune nelle procedure di sicurezza osservate nella clinica di riabilitazione. È probabile che a portare il virus nella struttura sia stato un paziente trasferito da un altro ospedale, ma per ora non ci sono nomi sul registro degli indagati. Ce ne sarebbero due, invece, per la procura di Bergamo che indaga sulla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano e sulla zona rossa mai dichiarata in Valseriana, ma sulla loro identità per ora c’è il totale riserbo.

ANCHE CHI NON SI È AMMALATO, come la quasi totalità dei minori, ha patito il Covid-19 a livello mentale. Irritabilità e disturbi del sonno sono state le conseguenze psicologiche più diffuse tra i bambini e gli adolescenti durante il lockdown. Lo rivela una ricerca dell’ospedale pediatrico “Giannina Gaslini” di Genova realizzata dall’equipe del neurologo Lino Nobili. I ricercatori hanno raccolto circa 6.800 risposte a un questionario online somministrato a cavallo tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Circa la metà delle risposte sono arrivate da famiglie in cui è presente almeno un minore.

Nei bambini sotto i 6 anni, oltre 500 famiglie hanno osservato un aumento dell’irritabilità. Risvegli notturni e difficoltà ad addormentarsi sono state registrate in circa 300 risposte. Quasi altrettante famiglie hanno rilevato l’insorgenza di inquietudine e di paura del buio. Nei bambini al di sopra dei 6 anni e negli adolescenti i disturbi più frequenti sono stati i disturbi d’ansia (spesso sfociati in sintomi come la mancanza d’aria) e quelli relativi al sonno, con una sorta di “jet lag” da lockdown dovuto alla difficoltà di addormentarsi se non tardissimo e a quella di risvegliarsi la mattina per affrontare la didattica on line.

Lo studio mette in luce anche una forte correlazione tra il disagio nei minori e quello dei loro genitori: i disturbi d’ansia, dell’umore e del sonno o consumare farmaci ansiolitici tra i grandi sono spesso accompagnati da una maggiore sofferenza tra i piccoli. Nelle famiglie in cui sono presenti minori o anziani, infine, si sono registrati maggiori disagi durante il lockdown.

«Il benessere dei più piccoli appare assediato allo stesso modo degli adulti per ciò che concerne la qualità di vita e l’equilibrio emotivo, a prescindere dallo stato psico-sociale di partenza, per effetto diretto del confinamento stesso e per il riflesso delle condizioni familiari contingenti», scrivono i ricercatori del Gaslini. «Infatti, i bambini respirano e hanno respirato come non mai l’aria di casa in questo periodo, con tutti i possibili aspetti positivi e negativi legati alla situazione familiare».

LA PALLA ORA PASSA alla politica. Il governo è stato spesso accusato di aver trascurato l’impatto del lockdown dei più piccoli e il rientro di settembre sarà una prova da non fallire. «È importante oggi essere consapevoli di quanto le misure assunte dal governo di chiusura e isolamento, che pure hanno messo in sicurezza la salute delle famiglie italiane, abbiano pesato su bambine, bambini e adolescenti», ammette la sottosegretaria alla salute Sandra Zampa. «Sono loro quelli che hanno pagato un prezzo particolarmente alto durante il lockdown. Non poter andare a scuola, non poter vedere le proprie maestre e i propri compagni di classe, non poter correre e giocare in un parco con i propri amici li ha certamente penalizzati».

Per lo psichiatra Fabrizio Starace, membro della task force guidata da Vittorio Colao nel programmare la fase 2, «la ricerca è un ulteriore stimolo a recuperare al più presto, pur con le necessarie precauzioni, le opportunità di interazione diretta tra coetanei, strumento essenziale per lo sviluppo emotivo e l’acquisizione di competenze».