Per 750 dipendenti dell’Ansaldo Energia di Genova sono scattate le ferie forzate. Sarebbero dovuti rientrare oggi a lavoro, insieme a tutti i 2.600 addetti dello stabilimento di Campi, ma il crollo del ponte Morandi ha posticipato il loro rientro. Lo stabilimento, infatti, in alcuni punti si trova sotto l’infrastruttura venuta giù, in piena zona rossa. Sotto un pilastro si trova la portineria mentre sotto una campata si trova la mensa, la palazzina della direzione e una delle officine in cui si costruiscono le turbine. «Le ferie forzate sono state decise di comune accordo tra la proprietà e i sindacati» racconta Bruno Manganaro, segretario della Fiom di Genova. «Per ora la dirigenza esclude la cassa integrazione ma la situazione in fabbrica era complessa anche prima del crollo del ponte Morandi. Spesso l’azienda ottiene commesse in zone ad alto rischio di tensioni internazionali che poi non portano utili. Per questa ragione si è creata una situazione di scarico di lavoro. Molti dipendenti, tra operai e impiegati tecnici, hanno contratti di solidarietà» dichiara Manganaro.

Questo giovedì la proprietà riconvocherà le rappresentanze sindacali e deciderà il da farsi per la prossima settimana. I vertici dell’azienda devono aspettare una comunicazione formale da parte dei vigili del fuoco e dei periti incaricati dalla magistratura. Se dovesse essere decisa la demolizione di altri tratti del viadotto la zona resterebbe inagibile. Per ora i generatori da assemblare sono pochi ma, se dovessero arrivare nuovi ordini e la zona rimanesse inagibile per lungo tempo, bisognerebbe trovare altri spazi non facili da trovare nel capoluogo ligure.

Ecco perché il disastro del Ponte Morandi aggrava la situazione non rosea per l’Ansaldo Energia, in particolare per gli stabilimenti genovesi. Il 26 luglio di quest’anno c’era stata un’audizione in consiglio regionale sulla situazione difficile che sta vivendo l’azienda . In quell’occasione la Fiom aveva già richiesto l’intervento della giunta regionale ligure per venire incontro alle esigenze delle maestranze e aveva auspicato un’azione del governo meno blanda per non «trasformare un momento di difficoltà in qualcosa di strutturale».

Una legge speciale per Genova, dopo la tragedia della scorsa settimana, invocata da più parti e soprattutto dal governatore della Liguria Giovanni Toti, potrebbe essere l’occasione per un intervento più deciso a sostegno dell’azienda genovese che rischia allo stato attuale di dover licenziare personale nel prossimo autunno. La storia degli ultimi anni dell’Ansaldo l’ha vista più volte cambiare l’assetto societario. Assunto il nome con cui è conosciuta nel 1991 e spostato la sede da Milano a Genova, nel 2011 era stata acquistata da una holding formata da Leonardo-Finmeccanica e dal fondo First Reserve. Quattro anni fa la situazione è cambiata ancora: Leonardo-Finmeccanica ha ceduto le sue quote al Fondo strategico italiano e alla multinazionale dell’energia cinese Shangai Electric Group Company Limited. Attualmente il 60% appartiene a Cassa depositi e prestiti e il 40% ai cinesi.

Malgrado le difficoltà, la società genovese il 17 agosto, con la collaborazione dei vigili del fuoco, ha compiuto un trasporto eccezionale di uno statore di generatore (cioè uno dei pezzi necessari per le turbine) di circa 300 tonnellate dallo stabilimento di Campi a quello di Cornigliano (sempre a Genova). Il convoglio lungo 70 metri, che scortava lo statore, si è mosso sotto la campata centrale del ponte crollato pur di rispettare la commessa. La destinazione finale sarà il cantiere della centrale elettrica di Mornaguia in Tunisia.