Sono ancora gli operatori precari che ricollocano i disoccupati. Ieri oltre 100 operatori dipendenti a termine dell’agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) provenienti dalla Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise, Abbruzzo, Marche, Lazio, Umbria, Toscana ed Emilia Romagna sono tornati a manifestare per chiedere la stabilizzazione. La Fisac-Cgil ha espresso solidarietà al coordinamento dei precari e ha stigmatizzato la diffida dell’amministratore di Anpal Maurizio Del Conte a pubblicizzare il presidio nei giorni scorsi. L’agenzia potrebbe rientrare nella gestione del cosiddetto «reddito di cittadinanza» che il governo ha annunciato, ma su circa 1.300 dipedenti, 800 (62% circa) vedranno i loro contratti «scadere» tra fine 2018 e settembre 2020. è una delle tante anomalie nell’incerto sistema delle «politiche attive» che in questi giorni il ministro del lavoro Di Maio sta promuovendo. La mobilitazione proseguirà il prossimo 14 novembre con un sit-in convocato al ministero del lavoro a Roma.

Al presidio convocato sotto la sede di Anpal Servizi nel quartiere Parioli di Roma tra gli operatori c’erano persone con una precarietà professionale che arriva fino a 20 anni. Tra i numerosi interventi ci sono stati anche quelli degli operatori in scadenza e quelli non ancora assunti seppur vincitori di una posizione a luglio. E’ intervenuta anche Valeria, un’operatrice attualmente in maternità alla quale il contratto è scaduto il 31 luglio scorso, senza ricevere una soluzione dall’azienda. Il Manifesto l’ha intervistata quando si è ritrovata, involontariamente, alo centro di una strumentalizzazione del Pd che ha usato questa vicenda per dimostrare, impropriamente, le conseguenze del cosiddetto “decreto dignità” varato il 7 agosto. Da operatrice delle politiche attive, oggi è un utente dei Centri per l’impiego. Da ricollocatrice di precari e disoccupati a soggetto da ricollocare.