Circa 150 precari di Anpal servizi hanno manifestato ieri al ministero dello sviluppo economico. Delegazioni sono giunte da varie regioni per una vertenza che coinvolge 654 lavoratori assunti con contratti a tempo determinato o di collaborazione. I precari rappresentano il 59% dei 1.103 addetti del braccio operativo di Anpal. L’azienda supporta il ministero del lavoro nelle politiche attive, nel rafforzamento dei centri per l’impiego e nella ricollocazione dei disoccupati. Dovrebbe svolgere un ruolo decisivo nei meccanismi connessi all’erogazione del «reddito» promesso dal governo.

«IL QUATTRO OTTOBRE siamo stati sotto la sede di Anpal servizi per protestare contro l’incapacità dell’amministratore unico di mettere fine alla condizione di precarietà strutturale nell’azienda – dice Biagio Quattrocchi, co.co.pro. da circa un anno – Siamo venuti al Mise mentre la camera discute la legge di bilancio per chiedere lo stanziamento delle risorse necessarie a stabilizzarci tutti». Se il presidio di inizio ottobre non aveva ricevuto risposte dall’azienda, a una lettera indirizzata a Luigi di Maio il 24 dello stesso mese era seguito un incontro con Vito Cozzoli, capo di gabinetto del ministro del lavoro. I precari avevano valutato positivamente l’interlocuzione, perché la controparte aveva esplicitato la volontà di valorizzare il patrimonio di professionalità presenti in azienda. Nella legge di bilancio 2019, invece, per Anpal servizi sono attualmente previsti solo 10 milioni di euro.

«QUESTA CIFRA basta appena per il funzionamento ordinario – afferma Giancarlo Maione, impiegato come co.co.pro. nonostante 17 anni di precarietà – Così è impossibile garantire le stabilizzazioni o potenziare i servizi in vista dell’erogazione del reddito. Sto protestando perché non riesco a spiegare ai miei figli che lavoro faccio e perché solo con la stabilizzazione potrò avere una prospettiva di vita per me e la mia famiglia». La mobilitazione è stata sostenuta dalle Camere del Lavoro Autonomo e Precario (Clap), che hanno indetto lo sciopero per rendere possibile la partecipazione dei lavoratori al presidio. La Fisac Cgil, dopo un referendum interno, ha deciso invece di non manifestare. Tra le richieste dei precari c’è anche la riassunzione di Valeria Morando e Valentina Sportelli, rimaste disoccupate dopo l’introduzione del decreto dignità.

«HO LAVORATO IN ANPAL quattro anni – dice Valeria Morando – Il 31 luglio 2018 ho terminato i 24 mesi a tempo determinato, cioè il limite massimo introdotto dal decreto dignità per contratti di questo tipo. L’azienda, invece di stabilizzarmi, ha deciso di lasciarmi a casa, utilizzando strumentalmente il provvedimento legislativo. In quel periodo ero in maternità obbligatoria: avevo appena partorito il mio secondo figlio». Il presidio ha ottenuto un incontro con Francesco Vanin, consigliere di Di Maio, che ha ribadito l’interesse del ministro a risolvere la condizione di precarietà dei lavoratori. «Abbiamo registrato una buona apertura – ha dichiarato la delegazione – Ma servono atti concreti. La nostra mobilitazione continuerà fino a quando non li vedremo».