Oltre il 70% dei lavoratori dell’agenzia nazionale delle politiche attive (Anpal) sono precari con contratti a tempo determinato e collaborazioni. E inizieranno a scadere da marzo. Proprio loro che dovrebbero coadiuvare i centri per l’impiego (anch’essi popolati da almeno 2 mila precari) i disoccupati e i precari a trovare un lavoro o ad affrontare i programmi di ricollocazione, come nel caso degli oltre 1600 licenziati Almaviva. Ieri hanno protestato in città come Firenze, Napoli, Roma, Bari con un’iniziativa dal titolo programmatico: «Unemployed day».

Da un colloquio con il responsabile delle risorse umane di quello che è considerato la “seconda gamba del Jobs Act”, ieri a Roma è stata confermata l’intenzione di rinnovare i contratti fino a luglio. I lavoratori dovranno sottoporrsi in seguito a una nuova selezione, dopo quella già sostenuta tra il 2015 e il 2016. La richiesta dei lavoratori è invece di essere assunti come sta avvenendo nel resto della pubblica amministrazione, come previsto dal protocollo Madia. «Da anni ci battiamo non solo per avere un riconoscimento all’operato che facciamo – sostiene un lavoratore in presidio a Napoli – ma anche perché noi siamo i primi ad essere penalizzati in quanto andiamo avanti a contratti di vario genere, senza avere una vera stabilizzazione». “Come più volte sottolineato dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, risulta fondamentale non solo favorire la continuità occupazionale” gli fa eco un altro da Roma.