Il Dr. Fazil Küçük potrebbe essere uno dei tanti impianti sportivi un po’ anonimi, con le sue tribune minuscole e una pista d’atletica che ha visto giorni migliori, di quelli che si trovano a migliaia in giro per il mondo, se non fosse per una serie di peculiarità più uniche che rare. Lo stadio si trova infatti a poche centinaia di metri da una delle città fantasma più famose del Pianeta e la squadra di calcio che in teoria potrebbe ospitare gioca in un’altra località.

La ghost town è Varosha, in realtà l’esteso quartiere turistico di Famagosta, uno dei centri nevralgici della Repubblica Turca di Cipro del Nord. Il club si chiama Anorthosis e sul suo profilo Twitter campeggia proprio la foto del trasandato skyline di Varosha.

In questo spicchio dell’isola di Cipro il tempo si è fermato al 1974, quando al tentativo di enosis, di unificazione con la Grecia attraverso un colpo di stato degli estremisti di destra filo-ellenici in combutta con la giunta ateniese dei Colonnelli, il governo turco rispose con l’invasione militare del nord del Paese.

Da allora Cipro e la sua capitale Nicosia sono divise: la parte greca è entrata nell’Unione europea nel maggio del 2004, ma di fatto gravita più nella sfera russa, per cui esercita le gradite funzioni di paradiso fiscale, quella turca non è invece riconosciuta da nessun Paese, fatta eccezione ovviamente per Ankara. A far da camera di compensazione tra le due fazioni una buffer zone dove ancor oggi sono acquartierate alcune centinaia di caschi blu delle Nazioni Unite.

L’Anorthosis è uno dei simboli della diaspora greca e non fa nulla per nasconderlo. Dai colori, il bianco e il blu della bandiera ellenica, alla fenice che rinasce dalle sue ceneri del simbolo, ai già citati richiami a Varosha. Iscritta al campionato di Cipro Sud, disputa i suoi match casalinghi in esilio a Larnaca, a una settantina di chilometri dalla sua sede naturale. Le partite si tengono nello stadio dedicato ad Antonis Papadopoulos, combattente per l’indipendenza cipriota e l’unificazione con la Grecia – e anche questo non è esattamente un fatto sorprendente.

Se la cava tutt’altro che male, l’Anorthosis, tanto da essere una delle squadre più vincenti della storia del football locale, con 13 campionati e 11 coppe nazionali conservate in bacheca. Quest’anno è tra le iscritte alla neonata Conference League, ma nelle competizioni continentali aveva fatto parlare di sé già nella stagione 2008-09, quando fu il primo club cipriota a qualificarsi per le fasi finali della Champions League, tanto da vedersela con l’Inter nel girone a quattro. Tra le sue fila spicca una vecchia conoscenza del calcio italiano, con trascorsi al Palermo e alla Reggina, il nord-irlandese Kyle Lafferty. Uno che quindi di paesi «spezzati» se ne intende – e che da protestante sposato a una cattolica aveva pure subito violenze e intimidazioni settarie. Per le verità anche l’allenatore, l’ex stella del Newcastle United Temur Ketsbaia, può dire la sua in fatto di territori contesi, dal momento che dalla sua Georgia si sono staccate le due repubbliche filo-russe dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Nord.

L’Anorthosis è stato fondato nel 1911 proprio nei pressi di Varosha, allora un minuscolo villaggio di pescatori, come una sorta di club letterario profondamente nazionalista, però. Il dipartimento sportivo, arrivò solo negli anni Trenta, con il calcio che non fece subito da padrone perché atletica e ginnastica giocavano un ruolo molto rilevante.

La culla dell’Anorthosis dopo la Seconda Guerra mondiale si è trasformata in una delle località turistiche più esclusive d’Europa, se non del Pianeta. Qui venivano a trascorrere le loro vacanze dorate Liz Taylor e Richard Burton, insieme ad altre stelle hollywoodiane. Qui Paul Newman trascorse l’estate per le riprese del kolossal Exodus nel 1960, l’anno dell’indipendenza cipriota dal Regno Unito. Dai tragici fatti del 1974 più nessuno si è potuto immergere nelle splendide acque turchesi che bagnano le spiagge di Varosha. L’area è stata chiusa e i lussuosi alberghi e palazzi lasciati alla mercé del tempo, a decadere e sfaldarsi pian piano. Tecnicamente non è nemmeno un pezzo di Cipro Nord, ma un territorio occupato dalle forze militari turche. Forti di una risoluzione delle Nazioni Unite, le migliaia di greci-ciprioti fuggiti nottetempo rivendicano le proprietà che furono costretti ad abbandonare.

Si parla di richieste di compensazioni miliardarie su cui si dovrebbero esprimere le autorità di Cipro-Nord. Chissà con quali tempi e modalità. Da meno di un anno Varosha, o se preferite Maras in turco, è stata riaperta al pubblico per espressa richiesta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Una sorta di macabro parco per turisti, dove tra i ruderi e le sterpaglie sono spuntati fuori un paio di bar e un baracchino che affitta biciclette. Una delle tante mosse del «Sultano» sullo scacchiere complesso di quell’area del Mediterraneo, dai delicati equilibri geo-politici e dove i ricchi giacimenti di gas scoperti negli ultimi anni in acque egiziane e israeliane, ma anche cipriote, stanno contribuendo a rendere ancor più intricata la partita.

Difficile prevedere un ritorno alle origini per l’Anorthosis, che sfrutta la sua immagine di squadra di «rifugiati» imbarcando tifosi un po’ in tutta Cipro Sud, dall’iper-turistica Paphos, alla Limassol del boom edilizio a guida russa, passando per la capitale spaccata a metà Nicosia. Poter contare su un bacino così ampio di supporter ha contribuito a salvare il club nel 2013, quando l’Anorthosis stava affogando nei debiti e solo una sorta di mega-colletta evitò il peggio. Di sicuro, anche per sbrogliare l’intricata matassa cipriota ci vorranno anni, se non decenni, qualora mai ci si riuscirà.