«La libertà: viene difesa meglio dall’opzione militare o da Anonymous che chiude i siti dell’Isis?». Letizia Paolozzi ha postato su facebook questa frase. Io ho cliccato il «mi piace», e mi sono un po’ documentato sull’impresa degli hacker che si nascondono dietro la maschera beffarda di Guy Fawkes, mitico esponente della cosiddetta «congiura delle polveri» che tentò di far saltare in aria il Parlamento inglese e il re Giacomo I il 5 novembre del 1605.

In un video su Youtube, Anonymous annuncia che l’”operazione” contro la presenza del “Califfato” sul web “continua” – era stata annunciata in effetti già nel giugno dell’anno scorso – con la minaccia di attaccare siti, account, email di chiunque collabori con l’azione dell’Isis. Anzi si annuncia una indagine informatica per rivelare le identità dei responsabili della presenza dei terroristi on line.

Ma il messaggio è interessante per la sua forma. Sembra richiamare e declinare diversamente il je suis… esploso sui media dopo la strage di Charlie Hebdo: «Noi siamo: musulmani, cristiani, ebrei… Siamo hacker, cracker, hacktivisti, phishers, agenti, spie, o solo il tipo della porta accanto. Siamo studenti, amministratori, lavoratori, impiegati, disoccupati, ricchi, poveri. Noi siamo giovani o vecchi, gay o etero. Indossiamo vestiti fighi o stracci. Siamo di tutte le razze e veniamo da tutti i paesi, religioni, etnie. Ricordate, i terroristi che si fanno chiamare Stato Islamico (Is) non sono musulmani. Isis, ti daremo la caccia, attaccheremo i tuoi siti, account, email. D’ora in poi non ci sarà nessun posto sicuro per te online. Sarai trattato come un virus, e noi siamo la cura…».

Varie risposte al post della mia amica Letizia dicono che sarebbe bello che fosse sufficiente la guerra on line, ma che dell’azione militare non si potrà fare a meno. C’è anche chi ha ipotizzato dietro l’azione di Anonymous la spinta di qualche stato impegnato nella guerra al «Califfato».

Però ha il suo fascino fantasticare che l’intervento di questi misteriosi Robin Hood del web potrà liberarci dall’orrore di chi sgozza e arde vivi i prigionieri e terrorizza chiunque non la pensi come loro. Si potrebbe sperare che la tecnologia moderna, se impugnata da chi ha una cultura aperta e libertaria, sia capace di vincere chi tenta di utilizzarla per sostenere violenza e oscurantismo.

Dopo il G8 di Genova e l’attacco di Al Qaeda alle torri di New York avevo intervistato Edoardo Sanguineti: «La storia – mi aveva detto – non va come ci piacerebbe. Ora il mondo globalizzato, con tutti i suoi errori e orrori, si trova davanti un altro mondo che lo rifiuta che è il più arcaico dei mondi disponibili, e che cerca di autorizzarsi come rappresentante dei tanti poveri del mondo musulmano». Per il poeta, marxista e materialista convinto, la situazione era «tragica», proprio nel senso greco del termine, perché mentre l’Occidente reagiva con una «guerra mortale», non si vedevano altre forze «autenticamente rivoluzionarie» capaci di fornire una risposta diversa, sia alle ingiustizie della globalizzazione occidentale, sia alla violenza arcaica del terrorismo islamista.

Mi colpisce l’immaginario diversamente arcaicizzante proposto oggi da movimenti alternativi, come Anonymous, o come, su tutt’altro piano, Podemos, che scrive il suo manifesto citando alla lettera il ciclo «Game of Thrones» (ne scriveva su Repubblica Concita De Gregorio).

Forse il Nuovo Medioevo è davvero cominciato? Speriamo che ci porti anche impreviste e apprezzabili novità contemporanee…