La Repubblica democratica tedesca ha aperto i confini. I suoi cittadini potranno lasciare il paese da tutti i varchi di frontiera, compresi quelli tra Berlino est e i settori occidentali della città. Non ci sarà più bisogno di aggirare le barriere passando per la Cecoslovacchia, l’Ungheria o la Polonia. La notizia è stata data dal membro del politiburo Guenter Schabowski nel bel mezzo di una conferenza stampa sui lavori del comitato centrale: «Mi informano adesso che il consiglio dei ministri (dimissionario ma ancora in carica), su raccomandazione del politburo, ha deciso di modificare con effetto immediato le norme sull’espatrio, in attesa dell’elaborazione di una nuova legge in materia».

Si spalancano tutte le porte

«Viaggi privati all’estero potranno venire richiesti senza che ricorrano particolari motivi di famiglia, e le autorizzazioni verranno concesse a breve termine», ha detto Schabowski. La porta si spalanca per tutti: «Le autorità competenti hanno ricevuto l’indicazione di concedere senza indugi visti per l’espatrio definitivo, indipendentemente dal verificarsi delle condizioni sin qui richieste», ha continuato. Schabowski non è stato in grado di fornire ulteriori precisazioni sulla procedura.

L’unica cosa chiara è che prima di presentarsi con le valigie alla frontiera, bisognerà passare dagli uffici di polizia per ritirare un permesso. L’annuncio a sorpresa di ieri dà l’ultima picconata al Muro nella sua funzione carceraria. Era già possibile aggirarlo, dall’11 settembre attraverso l’Ungheria, poi rivolgendosi alle ambasciate di Bonn a Praga e a Varsavia. Questo colabrodo ha consentito, dall’inizio dell’anno, il passaggio ad ovest di 225.000 (compresi quelli giunti nella Rft con un regolare permesso d’emigrazione). Il ministro degli interni di Bonn, Schaeuble, ha ricordato che, nei primi 10 mesi dell’89, sono arrivati anche 300.000 oriundi tedeschi da Polonia, Unione sovietica e Romania. In tutto più di mezzo milione, senza considerare i rifugiati dal terzo mondo. Il ministro, alla luce di queste cifre, ha invitato i cittadini della Rdt a «riflettere bene» prima di partire, visto che per un lungo periodo non sarà possibile alloggiarli adeguatamente (i campi d’accoglienza sono già pieni, piene anche le caserme e le palestre delle scuole bavaresi).

L’appello di Christa Wolf

Martedì sera alla televisione della Rdt la scrittrice Christa Wolf aveva letto un appello a restare nella Rdt per cambiarla. Il testo era firmato anche dagli scrittori Stefan Heym e Christoph Hein e da Baerbel Bohley a nome del «Nuovo foro».

«Siamo tutti terribilmente preoccupati nel vedere che migliaia di persone lasciano ogni giorno il nostro paese – ha detto la scrittrice – ma partire ora fa scemare le nostre speranze. Vi chiediamo di restare nella nostra patria, di restare con noi: non possiamo promettervi vita facile, ma una vita utile e piena si». 15 dirigenti e intellettuali della Sed avevano scritto una lettera aperta al comitato centrale auspicando che il Muro di Berlino possa sparire quanto prima. Chiedevano anche libere elezioni. L’appello è apparso sul quotidiano del partito con il titolo significativo «Cosa ci aspettiamo dalla riunione del comitato centrale». Ma i fatti hanno ancora una volta bruciato qualsiasi previsione e proposta. Ieri ai valichi con la Cecoslovacchia sono apparsi aderenti al gruppo «Risveglio democratico» per cercare di convincere chi si accingeva a partire a non farlo. Ma l’esodo continua, soprattutto attraverso la Cecoslovacchia, dove dal 4 novembre sono passate in Baviera più di 50.000 persone. Dalle 12 di mercoledì alle 12 di ieri i passaggi sono stati undicimila, nello stesso ordine di grandezza dei giorni precedenti. Il segretario Egon Krenz, nella sua relazione al comitato centrale della Sed, ha promesso «elezioni libere e segrete», ma non sembra avere fretta di attuarle. Nel corso di un incontro con Johannes Rau, primo ministro socialdemocratico del Nordreno-Vestfalia, gli ha spiegato che c’è tempo fino al 1991 per varare una nuova legge elettorale, cioè fino alla scadenza della legislatura. Successivamente, incontrando i giornalisti, ha detto di non credere che in passato «le elezioni non fossero libere». Se si aggiunge che Krenz è personalmente responsabile dei brogli alle comunali del maggio scorso, si capisce perché l’opposizione resta diffidente.

Congresso per la Sed

II comitato centrale, cedendo alle pressioni degli iscritti, ha convocato per il 15 dicembre una «conferenza straordinaria» del partito, l’equivalente di un congresso. E lunedì si riunirà la Volkskammer, il parlamento, per varare il nuovo governo.

Candidato alla presidenza del consiglio è Hans Modrow, capofila dei «riformatori» nella Sed che proprio ieri aveva dichiarato che «è in gioco l’esistenza del socialismo nella Rdt». La notizia della decisione presa a Berlino est ha avuto l’effetto di una bomba. Nella sala dei telefoni del centro stampa dove si era svolto l’incontro con Schabowski non c’era più un telefono libero: gli impiegati tedesco-orientali addetti ai telefoni o anche alle telescriventi hanno lasciato il loro posto di lavoro e si sono messi a piangere. Intanto da ieri sera tutta Berlino ovest si sta mobilitando per accogliere una nuova e prevedibile ondata di profughi. Ma c’è anche chi incomincia a preoccuparsi di una decisione presa repentinamente. Il governo americano ha comunicato che le forze del Pentagono di stanza a Berlino ovest sono già mobilitate per accogliere nelle loro basi tutti coloro che decideranno nelle prossime ore di passare a ovest.

*articolo pubblicato sul manifesto del 10 novembre 1989