Un ragazzo e una ragazza si incontrano, si amano: Boy Meets Girl, le storie cominciano sempre da qui. E poi cosa accade quando l’amore si scontra con la vita, e sembra mettersi in disparte, mutare in qualcosa di brutto, qualcosa che fa male? Ann Desfranoux (Marion Cotillard) è una soprano osannata da tutti, la sua figura a ogni esibizione tocca il sublime. Pura, elegante, raffinatissima si muove solo in limousine (la stessa di Holy Motors?).

HENRY McHenry (Adam Driver) è un attore di stand-up molto scorretto, in scena fa ridere con battute che provocano il pubblico per trascinarlo su terreni proibiti. Se lei sgranocchia una mela rossa di Biancaneve e beve solo acqua, lui si prepara al palco dovìe arriva in accappatoio tra decine di sigarette e banane spiaccicate ovunque. E mentre Ann scompare nella sua voce, Henry mitraglia gli spettatori complice il suo coro di ragazze.
Cultura alta e cultura bassa, due mondi antitetici. Eppure loro si amano, persi l’uno nell’altra, lui come un principe in sella alla moto arriva a prenderla ogni sera per portarla via. Li chiamano la Bella e la Bestia, inseguiti dai paparazzi fanno la gioia dello showbiz.
Annette è il nuovo film di Leos Carax, la più rockstar dei registi francesi a cui il festival di Cannes ha affidato l’apertura di questa prima edizione dopo lo stop della pandemia (uscita in contemporanea in Francia, in Italia lo distribuirà I Wonder, Amazon in Usa), a distanza di nove anni dal magnifico Holy Motors (anch’esso sulla Croisette), come augurio di un nuovo futuro (e di una ripartenza) per il cinema E pochi come lui ne riescono ancora a esprimere il segreto con tanta visionarietà in film sospesi tra il cinema classico e la malinconia di un futuro impossibile, la dolcezza delle emozioni e quella passione per qualcosa di grandioso e catastrofico insieme, che non si arrende alle economie, alle contingenze, ai «format» – forse anche per questo in trentasette anni di carriera ha realizzato solo sei lungometraggi: Boy Meets Girl, Mauvais Sang, Les Amants du Pont-Neuf, Pola X, Holy Motors.
Ma che film è Annette? Un’opera pop e una fiaba, un musical e una tragedia noir, la discesa agli inferi di una coppia e una riflessione sul successo che divora e su come un artista vive la propria arte, il proprio rapporto con essa.
Ann e Henry hanno una bambina, la piccola Annette, che somiglia alla mamma, ha i suoi capelli rossi e gli occhi blu, ed è una creatura speciale: la coppia però esplode, lui perde l’ispirazione e va in crisi mentre lei è sempre più in alto. Lui beve, è violento, la odia, le vuole fare male – e la piccola è testimone silenziosa.

CHE LA DONNA sia condannata lo sapevamo (anche se l’aspetto del femminicidio e della mascolinità tossica è forse quello più forzato); è il destino delle eroine d’opera morire ogni sera in scena, uccise da malattie incurabili o dalla violenza maschile. Lei però torna, fantasma in cerca di giustizia, appare nello specchio terreno della sua piccolina che galleggia sul mito: non si esce dagli inferi ma la voce che le ha lasciato al chiaro di luna, dalle profondità di quel mare in cui è scomparsa come in Vigo o come una Sirenetta senza più coda, sarà la sua verità. Padre, madre, figlia diventa, padre/figlia, Henry è cinico, uccide ma la bimba ha la madre dalla sua parte.
In una intervista a «Liberation» Carax ha raccontato che all’origine di Annette (il primo film del regista in inglese) c’è una proposta dei fratelli Sparks, il duo pop americano (Ron e Russell Mael) di fare una commedia musicale. E la scelta del musical, e ancora di più dell’opera – e della favola – gli permettono di lavorare sull’astrazione e svelare la propria messinscena sin dall’inizio, dal magnifico prologo – perché dell’opera il film mantiene anche l’andamento in atti – quando sentiamo la voce di Carax in uno studio di mix per chiedere qualcosa agli spettatori mentre gli Sparks cantano: «Possiamo cominciare?». E gli altri ripetono: «Possiamo cominciare?». Andiamo Nastya dice Carax a una ragazza, e ecco che i due protagonisti corrono via, indossano gli abiti dei personaggi e scompaiono in moto verso una lunare Los Angeles mentre Carax abbraccia Nastya, sua figlia. Noi intanto siamo divenuti spettatori, sappiamo il nostro ruolo. E che e quello che accade è una narrazione che permette per questo di parlare della vita e del cinema –quello che Carax ama, e il suo nei frammenti di un’orchestra di Pola X o nella memoria di Pont Neuf ma senza celebrazioni.

È IN QUESTO spazio della finzione, del fiabesco che tutto diviene possibile: la bimba è una marionetta, e come Pinocchio dovrà lottare per uscire dalla balena – e diventare bambina con la possibilità di inventare un altro mondo. Ma noi possiamo credere così al suo talento, e intuire qualcosa di più segreto, che passa nella trasmissione, che riguarda il rapporto figli e i genitori, il padre e la ragazza, Carax e Nastya – a cui il film è dedicato come Holy Motors lo era alla mamma –che lo rendono intimo, emozionante alle lacrime. Annette è un film che crede nelle immagini, nella loro forza, in un gesto libero del cinema che continua a interrogare l’arte, l’artista, il suo sentimento nel mondo. E che trova nel cinema la dimensione in cui ripensare e immaginare altre zone del visibile che sono nuove aree del sentire.