«Se qualcuno, dentro il Pd, pensa che con questa aggressione alla segreteria di Zingaretti potremo aumentare i voti, diventare più espansivi, allora vorrei dirgli sommessamente che ha sbagliato strada. Che questo assalto sarà respinto. Se invece si vuole discutere seriamente di quali ceti sociali vuole rappresentare un partito di sinistra nel 2021, di ricette per uscire dalla crisi dando risposte anche ai tanti esclusi, del ruolo dello Stato nell’economia, allora siamo tutti pronti. Lo faremo a partire dall’assemblea di metà marzo». Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, esponente di punta dell’area di Andrea Orlando, tenta in ogni modo di non entrare nella rissa scatenata dagli ex renziani che vogliono lo scalpo di Zingaretti.

L’area di Guerini dice che se non ci sarà il congresso a breve usciranno dalla segreteria.

Se si riferiscono alle primarie, possono mettersi l’anima in pace, nel Pd abbiamo già fatto troppe conte e in questo momento non servirebbero. Siamo di fronte a un panorama inedito, la pandemia cambia il lavoro, acuisce le diseguaglianze. Serve un confronto vero, fondativo nel Pd. Persino Draghi ha cambiato opinione dai tempi della crisi greca e poi fino al bazooka. Possibile che qualcuno pretenda di applicare nel Pd le ricette del 2007. O di risolvere il dramma delle disoccupazione inchiodandosi al Jobs Act?

L’accusa alla maggioranza è di chiudersi in un fortino.

Chiuso in un fortino è chi continua a evocare formule come la “vocazione maggioritaria” senza metterci la sostanza. O chi parla e contesta le alleanze possibili senza entrare nel merito dei problemi. Cosa vuol dire oggi vocazione maggioritaria? Tornare al Pd del 2018? Lasciare la rappresentanza dei ceti più deboli, la loro rabbia alla destra pensando di tutelare solo chi sta già bene? Giudicare chi percepisce il reddito di cittadinanza come uno in vacanza sul divano? Io penso che dovremmo discutere di politiche industriali, di welfare, di come creare lavoro nell’era post Covid, di come sostenere anche l’impresa, di come gestire le chiusure di aziende con politiche attive del lavoro. E spero che, con persone attente come Guerini, potremo trovare ricette comuni. Come è già accaduto in molte occasioni.

Gli oppositori interni dicono che il Pd sta subendo il governo Draghi.

Se continua questo bombardamento contro la segreteria mi pare difficile poter esercitare un ruolo egemonico nel governo, fare da baricentro. Nell’agenda di Draghi il Pd si può riconoscere. Detto questo, in questa fase non ho ancora sentito dalla minoranza una proposta su un tema concreto, ad esempio su quali ceti favorire con una riforma fiscale. Io penso che anche in un governo di unità nazionale destra e sinistra esistano ancora. E che l’inseguimento di un fantasmatico centro sia un errore, come dimostra i risultati di Italia Viva.

Zingaretti sta portando il Pd troppo a sinistra?

Ma di cosa parliamo? Se usiamo questo metro oggi uno come Donat-Cattin sarebbe considerato un bolscevico.

L’ombra di Renzi pesa ancora nel Pd. Pensa che voglia fare un’opa sul partito?

È uscito pensando di prosciugare il Pd, poi ha deciso di far cadere Conte per rompere l’alleanza tra noi, M5S e Leu e anche questo obiettivo mi pare fallito. Resta fermo al 2%. Gli auguro di recuperare qualche voto dal centrodestra, magari da chi non vuole stare sotto il giogo sovranista.

Gli ex renziani chiedono la testa di Andrea Orlando. Si deve dimettere da vicesegretario?

Assolutamente no, Andrea sta al ministero del Lavoro proprio perché è vicesegretario del Pd: è una scelta politica. Chi invece ha come obiettivo far cadere teste non sta facendo politica, e non ha certo una vocazione maggioritaria. Se vogliamo rilanciare il Pd proverei a dare alla discussione una profondità un po’ maggiore.

Zingaretti come segno di pace dovrebbe nominare una vicesegretaria della minoranza?

Di solito sono ruoli espressione della maggioranza. Ma deciderà lui, che ha ampiamente dimostrato di non gestire il Pd come un sultano. La minoranza è rappresentata ovunque, dal governo alla segreteria ai due capigruppo alle Camere.

È ora di mettere una donna a capo di un gruppo?

Se parliamo di parità di genere non vedo perché non debba riguarda anche i gruppi. Non si può evocare solo quando fa comodo.