Ogni festival del cinema ha una sigla che introduce le proiezioni. Quella, anzi quelle perché sono tre, scelte per l’edizione 19 di Filmmaker sono firmate da Anna Negri, montate da Ilaria Fraioli e sorprendono per la loro freschezza che ha dietro una storia di passione cinematografica tutta al femminile. «Quando Luca Mosso, direttore di Filmmaker, mi ha chiesto di girare una sigla – racconta Anna Negri – mi sono ricordata che da qualche parte avevo un film girato in super8 quando con Alina Marazzi, di cui sono amica da quando avevo 13 anni, studiavamo cinema a Londra. È un film un po’ surreale che nasce dalla nostra passione per Maya Deren e da una libera associazione con degli oggetti. Si intitola Alice e lo girammo in un pomeriggio in una masseria durante una vacanza in Puglia. Ripescarlo è stato un regalo dell’inconscio e un lavoro sulla memoria perché lo avevo completamente dimenticato. Io e Ilaria Fraioli abbiamo estratto tre corti di 30 secondi ed eravamo indecise su quale mandare, ma poiché non riuscivamo a scegliere li abbiamo inviati tutti e tre».

LE IMMAGINI sgranate, la luce del sud, il sapore bunueliano di questi tre corti rimandano il senso di gioia e divertimento con il quale sono stati realizzati. «D’altra parte avevamo 25 anni – aggiunge Anna Negri – e, anche se il film lo firmai io, nasce da un lavoro collettivo di un gruppo di amici che amavano e amano il cinema».

IN UNO SI VEDE una ragazza che gioca una palla che poi rotola giù per delle scale, nel secondo una sedia a cui manca una gamba e che un giovane uomo fa danzare come fosse una compagna di ballo, il terzo è un gioco sugli sguardi dove si vedono degli occhi in primo piano, un volto rovesciato che ride, il particolare di un quadro con un piattino contenente gli occhi di santa Lucia, una ragazza (Alina Marazzi) che ride da un divano e, sorpresa, una bocca che aprendosi scopre un luminosissimo occhio. Tre inviti a guardare il cinema, e la realtà, con uno sguardo diverso.