Abbiamo raggiunto al telefono a Londra uno dei più importanti storici del Medio oriente, l’iracheno Sami Zubaida, esperto dell’Università di Birkbeck di Turchia e kurdi. È autore di testi importanti per lo studio dei meccanismi di funzionamento dello stato in Medio oriente, tra questi citiamo Islam, il popolo e lo stato: idee politiche e movimenti.

Dopo i gravi attentati di Ankara. Qual è la strategia di Erdogan in vista del voto del primo novembre?
Colpire i kurdi in termini elettorali galvanizza i nazionalisti turchi e potrebbe far aumentare i voti del partito di Erdogan (Akp). Questa strategia sta sfuggendo di mano e potrebbe non funzionare. Il Partito democratico dei Popoli (Hdp) potrebbe mostrarsi come vittima del terrorismo di stato. Non bisogna mai sottostimare però il sentimento anti-kurdo tra i nazionalisti turchi contrari a qualsiasi tipo di separazione o autonomia dei kurdi. Queste esplosioni non diminuiscono il sentimento anti-kurdo nell’elettorato nazionalista. Negli anni passati anche la sinistra nazionalista ha sedimentato un sentimento anti-kurdo. E così il nazionalismo turco è anti-kurdo anche a sinistra e vede nella forza di Hdp una minaccia all’unità territoriale turca.

Chi sono i veri responsabili degli attentati di Ankara: elementi di Akp con lo stato profondo (inclusi i Servizi segreti)?
È possibile. La sola certezza fin qui è che si sia trattato di un attentato suicida. Se fosse completa responsabilità dello Stato islamico (Isis) ci sarebbe già stata una rivendicazione. D’altra parte, è possibile che si sia trattato di un’azione congiunta delle forze di sicurezza e dello stato profondo. Eppure non è credibile che questi elementi colpiscano loro stessi come è avvenuto ad Ankara. A mio avviso, le responsabilità devono essere ricercate tra gli islamisti turchi.

Come nelle sparatorie di Diyarbakir dello scorso giugno potrebbe essere responsabilità degli Hezbollah kurdi?
Gli Hezbollah kurdi sono fortemente contrari a Pkk e Hdp. Sono anni che assassinano e attaccano kurdi laici e di sinistra. Se lo stato profondo e Akp sono coinvolti in questo attentato, lo hanno organizzato in cooperazione con islamisti radicali, come Hezbollah. Non avrebbero potuto fare da soli.

Questi attacchi potrebbero rafforzare la base elettorale di Hdp in vista del voto?
Ormai Hdp è diventato il rifugio per ogni turco laico, liberale e di sinistra, contrario ad Erdogan. I kurdi conservatori che prima votavano per Akp ora votano per Hdp. Una parte centrale del voto che ha permesso la vittoria elettorale (del partito filo-kurdo, ndr) il 7 giugno scorso è venuto dai conservatori.

Quale è lo scenario in caso di sconfitta di Erdogan?
Lo scenario possibile oscilla tra un colpo di stato e un governo di coalizione. Akp sarà sempre il primo partito turco e non potrà certo stare fuori dal governo. Il partito di Erdogan dovrà trovare un accordo con i kemalisti (Chp) e i nazionalisti (Mhp) per formare un nuovo governo, soprattutto in un contesto di così alta tensione politica.

Che ruolo avrà il Pkk che ha dichiarato il cessate il fuoco?
C’è un disaccordo tra i leader del Pkk in merito a cosa fare in questa fase. Il gravissimo attentato di Suruç ha dato un pretesto a Erdogan per attaccarli. Questo ha provocato una grave spaccatura nella leadership del partito.

C’è una relazione tra la guerra civile siriana e gli attentati?
L’intervento russo in Siria preoccupa moltissimo i turchi perché sta azzerando il loro piano di stabilire una zona di controllo in Siria dove operare liberamente. Le autorità turche continuano a combattere contro i kurdi perché il Pkk vuole arrivare a controllare il confine tra Turchia e Siria.

Come stanno agendo gli Usa?
Gli Stati uniti non hanno una politica coerente in Medio oriente: reagiscono agli eventi. Pare ci sia un tacito accordo tra Washington e Mosca che va contro gli interessi turchi. Gli Stati uniti appoggiano la Turchia attraverso la Nato. Anche Washington ora sa che le cose non possono andare avanti così e cerca una soluzione politica temporanea per unire gli sforzi contro Isis.

La Turchia può aggiungersi alla lista degli stati falliti, come Siria e Libia?
No, la tradizione statale e le istituzioni turche sono forti. Non esiste nessuna possibilità remota di fallimento dello stato turco. La Turchia non è la Siria.