Dopo Naved il pachistano adesso nel mirino c’è Anis il tunisino. È a lui che da ieri danno la caccia gli inquirenti tedeschi, (quasi) sicuri che sia l’autista del Tir che lunedì ha fatto strage a Berlino tra gli avventori di un mercatino di Natale. Documenti con il suo nome sono stati trovati dagli agenti nella cabina di guida del camion e adesso l’uomo è ricercato dalle polizie di tutta Europa mentre lentamente emergono particolari sempre più dettagliati sul percorso che dall’Italia, dove arrivò ancora minorenne nel 2011, l’ha portato a febbraio 2015 a passare la frontiera nel Nordreno-Vestfalia. E da qui, dopo essersi visto respingere a luglio scorso la richiesta di asilo, a seminare morte a Berlino.

I primi a diffondere le generalità dell’uomo – poi confermate anche dalla procura generale tedesca – sono stati i media tunisini. Il presunto attentatore si chiama Anis Amri, nato 24 anni fa a Tatouine, in Tunisia e, secondo alcune fonti, sarebbe legato al gruppo che nel giugno del 2015 uccise 38 persone, quasi tutti turisti, su una spiaggia di Sousse, in Tunisia. Gli inquirenti sono convinti però che anche in Germania Anis abbia frequentato ambienti legati all’estremismo islamico e in particolare alla rete salafita guidata dall’iracheno Ahmad Abdulaziz Abdullah A., conosciuto come Abu Walaa e considerato «il numero uno dell’Isis in Germania». Walaa è stato arrestato a novembre insieme ad altre cinque persone e gli inquirenti sospettano che in quell’occasione Amin possa essere sfuggito al blitz delle forze dell’ordine tedesche.

Di certo non si trattava di uno sconosciuto: in Italia era stato per quattro anni in carcere per aver incendiato un centro di accoglienza,e scontata la pena aveva ricevuto un provvedimento di espulsione. I suoi dati vennero anche inseriti dalle autorità italiane nella banca dati del Sistema di informazione Schengen (Sis). Anis «era già noto alle forze di sicurezza e di intelligence» ha ammesso ieri Burkhard Lischka, presidente Spd della commissione Interni del Bundestag, mentre il ministro degli Interni del Nordreno-Vestfalia, Ralf Jaeger, ha reso noto che le autorità del Land avevano aperto un’inchiesta su di lui sospettando che stesse preparando un attentato.

Come purtroppo accade spesso, anche questa il presunto attentatore era già finito nella mani della polizia anche in Germania, senza però essere trattenuto. È accaduto in estate, quando Amin venne arrestato e poi rilasciato con l’accusa di lesioni, mentre i database del Baden-Württemberg registrano anche il suo fermo il 30 luglio a Friedrichshafen, sul lago di Costanza, e il possesso di una carta d’identità italiana contraffatta. «Proprio per la mancanza di un documento valido non era stato possibile procedere al suo rimpatrio e la procedura sospesa» ha spiegato Jäger.

Paradossalmente i documenti per l’espatrio di Anis sono arrivati ieri da Tunisi.