Come i dèmoni, nelle credenze religiose popolari, possono influire beneficamente o maleficamente sulle vicende umane, così gli «angoli» in architettura mettono in evidenza la coerenza o l’incoerenza delle soluzioni adottate, proprio perché sono i luoghi dove entra in gioco la tridimensionalità. Ciò vale sia per l’architettura che, nel corso dei secoli, si è riconosciuta nel codice classico, sia per l’architettura seriore che tale codice ha contestato.

DAL «CONFLITTO ANGOLARE» dell’ordine dorico greco, al tema della risoluzione degli angoli interni dei cortili rinascimentali, alla dissimulazione degli angoli dell’architettura «barocca» il tema è ben noto, ma mai era stato affrontato in maniera così sistematica e, soprattutto, invertendo i criteri di lettura della sintassi architettonica: analizzare gli angoli e i criteri «risolutivi» per giungere alla comprensione generale dell’opera; in sintesi, per usare termini linguistici: dal «significante» al «significato».
È questo il piano culturale della nuova collana «Angoli e Demoni», diretta da Renata Samperi e Paola Zampa per i tipi di Campisano Editore di Roma. Dall’ottobre 2019 a oggi sono stati pubblicati, a un ritmo piuttosto serrato, sette volumi estremamente interessanti sia per il valore degli autori, sia per gli argomenti prescelti.
Massimo Bulgarelli dedica la sua riflessione a Giulio Romano nel palazzo Te (Metamorfosi e «maraviglia». Giulio Romano a palazzo Te), interrogandosi sulle «intenzionalità» delle irregolarità riscontrate e sugli espedienti illusionistici messi in atto dal grande architetto-pittore.
Paola Zampa (’Una bella discrezione da esser considerata’. L’angolo della basilica Emilia) affronta un tema altrettanto complesso analizzando l’angolo della basilica Emilia soprattutto sulla base del considerevole numero di disegni redatti tra Quattrocento e Cinquecento, focalizzando l’interesse verso la soluzione angolare che vede affiancati pilastri e colonne trabeati.
Renata Samperi rilegge Palladio (’Il tutto comprendere et in disegno ridurlo’. Gli angoli di Palladio) e ne ricostruisce il percorso progettuale a partire dalle soluzioni angolari, approfondendo al tempo stesso la questione dei legami della sua architettura con i modelli antichi e moderni, dai quali ultimi si allontana rapidamente, facendone quasi perdere le tracce.
Richard Bösel analizza la «dissoluzione» degli angoli in Borromini, partendo proprio dall’appellativo di «tagliacantone» riservatogli da Bernini (’Perché egli è tagliacantone’. Borromini un architetto spigoloso); se il grande architetto ticinese «aggredisce» ogni angolo fino a svuotare l’involucro spaziale, lo fa sulla base di una grande forza creativa, supportata da una rigorosa visione poetica.
Francesco Paolo Fiore torna su un tema articolato e problematico qual è il Palazzo Ducale di Urbino (’Non un palazzo, ma una città in forma de palazzo’. Gli angoli nel palazzo Ducale di Urbino).

LO STUDIOSO AFFRONTA la questione degli «angoli» quali elementi significativi che hanno consentito di concentrare l’attenzione sulla complessa articolazione della fabbrica, il cui processo costruttivo non è, ad oggi, riferibile in modo certo ai diversi autori e che si identifica come «opera corale».
Camilla Ceccotti ci conduce nel Rinascimento francese (’Vous en viendrez à bout avec l’intelligence de la Geometrie’. Angoli e prospettiva nella Poitiers del Rinascimento) sottolineando le profonde differenze delle «soluzioni» angolari rispetto ai modelli italiani e, più in generale, la diversa concezione dell’ordine classico che, almeno all’inizio del Cinquecento, si intreccia nella persistente trama compositiva flamboyant.
Stefano Borghini affronta un nodo interpretativo e storiografico relativo al tempio di Apollo Epicurio a Bassae in Arcadia (’Oi goníai’. Il capitello angolare del tempio di Bassae) e lo fa con straordinario rigore filologico tornando ad analizzare gli appunti di scavo degli inizi del XX secolo redatti dal barone Haller von Hallerstein.
Inoltre, è in uscita il volume di Adriano Ghisetti dal titolo ’Un cantone de marmoro’. Angoli del Rinascimento a Ferrara, che si preannuncia di estremo interesse anche per i risvolti di carattere urbano.
Una nota di chiusura va riservata alla particolare veste editoriale: sobria, elegante, immediatamente percepibile nell’articolazione dei testi, delle note e delle illustrazioni. Ovviamente anche gli angoli dei libri della collana hanno una particolarità: sono smussati.