«Chi governa Roma, la Procura o il sindaco Marino?». L’interrogativo, ossessivo, circolava ieri al presidio organizzato dagli attivisti dell’Angelo Mai Altrove nel parco di San Sebastiano alle Terme di Caracalla per protestare contro il sequestro ordinato dalla procura di Roma.

Il dubbio è stato rafforzato mercoledì, il giorno dello sgombero delle occupazioni del comitato popolare di lotta della casa nel quartiere di Centocelle e in zona Anagnina, quando Ignazio Marino e il suo vice Luigi Nieri hanno ammesso di non «essere stati informati» dalla questura sull’operazione di polizia in corso per reati molto gravi: estorsione, associazione a delinquere, violenze private.

Marino e Nieri hanno ottenuto la sospensione degli sgomberi già mercoledì sera, visto che la forzatura ha creato un’emergenza umanitaria per centinaia di persone messe in strada senza un tetto. L’Angelo Mai, invece, resta sotto sequestro. Rientrato nell’indagine partita da una denuncia di un nucleo familiare contro il comitato di lotta popolare la cui portavoce Pina Vitale lavora nella sua osteria e fa parte del collettivo di gestione, il sequestro dell’Angelo e le accuse di «sodalizio criminale» mosse contro i suoi attivisti ha provocato un’insurrezione nell’opinione pubblica.

Una reazione che ha spinto il Campidoglio a chiedere il suo «immediato dissequestro» visto che, anche al vice-sindaco Nieri sfugge l’intreccio tra i reati ipotizzati dalla procura e le attività dell’Angelo Mai: «Se sono stati individuati dei reati – ha detto – c’è una responsabilità individuale». La richiesta di dissequestro è stata affidata all’avvocatura comunale, seguendo il percorso di rito. Marino ieri ha ribadito di volersi attenere «al percorso che la magistratura intende indicare».

Una soluzione che non soddisfa gli attivisti che criticano la violenza a loro avviso infondata dell’operazione giudiziaria e il Campidoglio perché è «sotto scacco della procura». Sebbene abbia inviato un segnale, «Marino dimostra di avere le mani legate davanti a questo teorema». «Le dichiarazioni preoccupate non bastano – ribadiscono gli attivisti – ma dimostrano l’incapacità di questa amministrazione a governare la città».

Al presidio, dove ieri è stata organizzata una maratona musicale che ha ricevuto la solidarietà di molti artisti (tra cui Daniele Silvestri), gli attivisti hanno letto la ricostruzione dei fatti compiuta dal comitato popolare soggetto al linciaggio dei quotidiani locali.

«Non contenta di lucrare sull’esistenza di persone che vivono sulla loro pelle l’emergenza abitativa per la quale le istituzioni nulla hanno fatto in tanti anni, l’informazione continua a denigrare anni di lotta con notizie false e calunnie».

«Sono state inoltre respinte le accuse di estorsione e ribadite le ragioni di un «fondo cassa comune».

Occupanti e comitato popolare di lotta per la casa hanno stabilito insieme delle regole di convivenza e di gestione del posto, i cui punti fondamentali sono: non è tollerata alcuna forma di violenza fisica e psicologica; né atti discriminatori, razzisti, fascisti ed omofobi. Le decisioni vengono prese in maniera collettiva e orizzontale all’interno dell’assemblea degli occupanti; Un chiarimento sulla questione delle quote: la quota del comitato ammontava inizialmente a 10 euro per ciascun nucleo familiare. Da quando si è posta la necessità di fare dei lavori di miglioria delle strutture in Via delle Acacie, è stata l’assemblea stessa a decidere di aumentare la quota fino ad arrivare a 100 euro mensili per nucleo familiare, in modo tale da poter coprire le spese relative all’acquisto dei materiali (la manodopera è a gestione stessa degli occupanti come in ogni comunità autogestita)».

Anche le accuse fantasiose sull’arricchimento di alcuni attivisti ai danni degli occupanti sono state smontate. Le ricostruzioni che hanno spopolato sui quotidiani romani negli ultimi giorni vengono definite «falsità» dal Comitato:

«Le “famose” piscine private di Pina [Vitale] sono, in realtà, le piscine gonfiabili comprate per i bambini che vivono nelle due occupazioni, e all’Angelo Mai, per il periodo estivo, data l’impossibilità economica delle famiglie di garantire loro momenti di svago presso centri estivi o località balneari. Le piscine sono state acquistate, anch’esse, con le quote versate nel fondo cassa comune del Comitato; attività ludiche per i bambini, come il teatro, il circo, le sfilate di carnevale, visite a parchi, venivano organizzate dal comitato in collaborazione con gli artisti Dell’Angelo Mai. Non accettiamo che queste notizie false passino sottogamba».

Quanto all’allontamento di occupanti dalle strutture oggetto dell’indagine

«sono stati consequenziali ad episodi di violenza domestica perpetrata da uomini sulle loro mogli, in presenza dei figli. Oppure nel caso di un occupante che non accettava di condividere gli spazi e il lavoro con una coppia omosessuale. Dinamiche queste che, come già ricordato, sono assolutamente contrarie alle regole che il Comitato stesso si è dato»

Il comitato denuncia l’attacco in corso contro il «diritto all’abitare» e contro chi ha deciso di negarlo. Anche in questo caso viene criticata la debolezza politica della giunta e la sua «sfasatura» con la magistratura.