Alcuni territori non si rassegnano all’ineluttabilità dei femminicidi e non vogliono dimenticare, come capita al piccolo comune di Cersosimo, seicento abitanti nel parco nazionale del Pollino racchiuso tra Basilicata e Calabria.
«Nuda margherita nell’assolato prato / preda sei dell’ossessione. / Ma se davvero m’ami, non raccogliermi». Sono versi (mai così autobiografici nel destino di un’autrice) che campeggiano all’ingresso del teatro di Cersosimo. È una poesia di Angela Ferrara, a cui è dedicata la sala, poetessa e scrittrice di libri per bambini, uccisa brutalmente dal marito il 15 settembre del 2018. Un femminicidio che scioccò l’intera comunità del Pollino e la regione tutta e che ebbe risonanze anche nel resto d’Italia.

Il delitto atroce
Angela Ferrara aveva appena portato il suo bambino a scuola quando si avvicinò alla macchina il marito Vincenzo Valicenti, guardia giurata da cui stava per separarsi: lui estrasse la pistola e scaricò alcuni colpi sul suo corpo e su quello della madre, poi si allontanò per suicidarsi. Per Angela (31 anni) non ci fu nulla da fare, mentre la madre se la cavò.

Un delitto che è avvenuto alla vigilia di un anno particolare nella regione Basilicata, quello che concentrava l’attenzione europea sulla cultura di questo territorio. Eppure è stata proprio Matera e la Regione a essere indifferente nei riguardi di una poetessa e scrittrice che doveva invece diventare un faro per la cultura e l’arte del territorio. Invece la piccola comunità di Cersosimo e dei paesi vicini si è mossa, a partire da un sindaco sensibile che ha avuto immediatamente la capacità di capire la tragica metafora che racchiudeva in sé il terribile delitto di questa giovane e coraggiosa donna. «Angela – racconta il sindaco Armando Loprete – è stata un simbolo per l’autodeterminazione della donna, un simbolo per la ricerca del bello, per il raggiungimento di risultati significativi, soprattutto dal punto di vista culturale. E speriamo vivamente che le nuove generazioni l’assumano, sempre più, come un esempio, un modello verso cui protendersi».

Un esempio, Angela, lo era stata già da viva. Amava i bambini e la vita oltre la sua persona che nascondeva forse un’antica timidezza. Amava la letteratura e la poesia. Amava il suo territorio a dispetto dello spopolamento che è diventato, da tempo, la cifra delle montagne. Pensava che si potesse invertire la rotta e che valeva la pena vivere nel proprio paese.

Per la bellezza
Dei due libri pubblicati in vita, il secondo, L’alfabeto degli animali, Angela Ferrara lo donò in cento copie ai bambini di Amatrice dopo il terremoto perché superassero «una realtà fatta di macerie e di morte». Come afferma Maria Paola Vergallito, giornalista che anima il territorio dalla vicina Senise col giornale online La Siritide, «il femminicidio è uccidere una donna in quanto tale, nella sua volontà di autodeterminarsi. Angela rappresentava tutto questo. Una ragazza che amava la bellezza nel senso artistico e filosofico del termine. Aveva capito che la conoscenza, la poesia, la cultura in generale e la socializzazione, la condivisione di un determinato obiettivo comune possono fare crescere anche una comunità periferica come Cersosismo. Molte iniziative organizzate in questa piccola comunità lasciano ben sperare per il nostro futuro».

È quindi encomiabile ciò che ha fatto questo piccolo paese per Angela Ferrara nell’anno successivo alla sua uccisione: dalla pubblicazione di un suo libro di poesie inedite ad altri due volumi di racconti e fantastici viaggi. E c’è sullo sfondo da narrare un giorno la storia grande di questa semplice e coraggiosa donna.

Dice Ulderico Pesce, autore e attore lucano impegnato da anni in un teatro civile: «Ero amico di Angela, una donna intelligente che amava il territorio e difendeva i deboli, grande appassionata di letteratura. Fece anche l’attrice nel mio spettacolo sul popolo dei Lucani nel sito archeologico di Cersosimo.

Quando verrà l’ora (oggi è ancora troppo presto, bisogna proteggere le persone che ha amato, a partire dal figlio), dovrò occuparmi della memoria di questa persona che ha avuto il coraggio di lavorare e scrivere poesie in un Sud minore dove, nel piccolo nucleo della Val Sarmento dove ricade Cersosimo, ci sono nove abitanti per chilometro quadrato».

Scelte coraggiose
«Angela Ferrara – conclude Pesce – è stata audace: è rimasta sul suo territorio, ha fatto vivere il suo bambino qui dove non ci sono più neanche le scuole, dove anche solo trovare cinque lettori per le sue poesie era un compito difficile. E mi piacerebbe sapere che il figlio – che sta crescendo – pensasse alla sua mamma come a una poetessa che ha lottato per essere libera. Ecco, questa è la memoria che dobbiamo coltivare. Dopo, ci saranno tutte le altre lotte da fare qui e altrove per bloccare la bestialità maschile e proteggere sia le donne che i figli da questi delitti atroci».