Nel gennaio 1958 a Torino un uomo rivendica un omicidio firmandosi Diabolich. Nell’aprile del 1962 esce nei cinema Totò Diabolicus. E nel novembre arriva nelle edicole il primo numero di Diabolik dal titolo Il re del terrore. Il personaggio è inventato da Angela Giussani (illustrato da Zarcone) che per il nome si è ispirata al delitto torinese (anche se inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi Diabolicus) e per il personaggio a Fantomas (ma anche a Lupin) e al feuilleton francese. Con un’intuizione, realizzare un fumetto popolare, tascabile, dal prezzo accessibile, leggibile da un pendolare in treno. Non fu un successo. Dopo tre mesi un secondo numero, poi un terzo, L’arresto di Diabolik, e finalmente il riscontro. Dopo qualche tempo Angela recluta anche la sorella Luciana e la coppia passa alla storia. Ma chi era Angela? Figlia della borghesia milanese, nata nel 1922, subito dopo la fine della guerra sposa Gino Sansoni, prima giovane squadrista, poi inviato al confino perché il partito lo riteneva fuori linea, chiude con la politica e comincia a operare come editore. Si fa aiutare dalla moglie, che posa anche per alcune pubblicità, lei però pretende autonomia e nella cucina della grande casa organizza la sua casa editrice: l’Astorina, diminutivo dell’Astoria, uno dei marchi del marito, dopo essersi fatta liquidare dall’azienda del consorte (se ne andrà anche da casa per vivere con mamma e sorella). Nel 1961 pubblica Big Ben Bolt, un fumetto a sfondo pugilistico. Fiasco. Ma Angela non demorde. Del resto l’Italia in generale e Milano in particolare stanno vivendo il momento del boom, che sta peraltro per finire visto che è in arrivo «la congiuntura».

A MILANO poi in quei primi anni ’60 sembra che tutto sia possibile, chiunque voglia tentare di avere successo deve andare sotto la «madonina»: arte, musica, cabaret, teatro anche un po’ di cinema (Visconti ha appena girato Rocco), per non parlare del calcio visto che Milan e Inter sono destinate in quegli anni a dominare a livello mondiale. Così, mentre il marito Gino inizia a pubblicare Forza Milan, Angela è decisa a insistere con il suo personaggio inizialmente molto crudele poi col tempo la cosa un po’ si stempera, pur rimanendo un criminale senza scrupoli. Bella, elegante, intraprendente, milanese Angela non deve fare altro che credere in se stessa e nella sua idea che persegue con convinzione. Qualcuno le fa notare come non sia proprio edificante avere un criminale assassino come eroe e lei replica puntuale che nei western si spara, si uccide, si compiono nefandezze, oltre al fatto che la fiaba di Cappuccetto Rosso testimonia di ammazzamenti e crimini, quindi meglio lasciar perdere facili moralismi. Che però incidono sul fumetto, almeno per quel che riguarda Diabolik e Eva Kant (nome derivato dal filosofo, giusto per dare riferimenti non proprio bassi, mentre l’ispettore Ginko ha solo preso una K in più rispetto al marito, con una cravatta rossonera). La magnifica coppia diabolica non può essere disegnata nello stesso letto, lo ha deciso l’ennesimo pretore affetto da pruderie.

IN COMPENSO la tv strizza l’occhio, Johnny Dorelli ne fa la parodia che viene bissata al cinema. Anche Mario Bava porta Diabolik in sala, con John Philip Law e Marisa Mell, oltre a Michel Piccoli. Il successo è ormai pluridecennale e sopravvive alla morte di Angela, scomparsa nel 1987 e di Luciana, più giovane, se n’è andata a 73 anni. Un’ultima notazione sulla lungimiranza dei commercianti: Bepi Koelliker, noto concessionario della Jaguar, diffidò Angela dal far guidare la mitica Jaguar E a Diabolik, dopo poco tempo fu la Jaguar a chiedere della tavole del fumetto per promozione.