È stato l’ensemble più originale e eccentrico della scena new wave britannica. Capeggiati da Andy Partridge (chitarra) e Colin Moulding (basso), gli XTC hanno rappresentato quanto il pop di matrice beatlesiana fosse ancora pieno e vigoroso, riuscendo a emergere tra la fine dei settanta e gli inizi degli ottanta. Una parabola durata quasi trent’anni- dal 1976 al 2005 – e poi interrottasi per l’abbandono di Moulding e il prepensionamento coatto di Partridge, dovuto a gravi problemi all’udito.

Una creatività esuberante per la band che ha riempito e tracimato i solchi di album come English settlement (1982), addirittura doppio per poter accogliere perle che mescolavano rock e pop, stilettate reggae e persino suggestioni terzomondiste – ascoltare brani come Runawawasy, Ball and Chain per credere. Una creatività tangibile in raccolte come Oranges and Lemons (1989) e addirittura esplosiva quando i quattro di Swindon danno alle stampe Skylarking (1986), affidando la produzione al genio del pop americano, Todd Rundgren. Risultato straordinario ma i rapporti in studio – narrano le cronache dell’epoca, furono tutt’altro che idilliaci…

C’è tutto: citazioni dal flower power, Beatles e Beach Boys che vanno a braccetto. Oggi a 28 anni dalla prima edizione, Andy Partridge insieme al produttore John Dent con cui aveva rimasterizzato e rieditato nel 2010 uno dei brani simbolo della band, Dear God, ha deciso di riprendere in mano Skylarking e riproporlo al pubblico. Suoni, artwork (è ora quello ufficiale); tutto è ora come avrebbe dovuto sempre essere. Lo conferma lo stesso Andy Partridge

Per critica e pubblico Skylarking è stato il vostro capolavoro. Ma non è un segreto che la collaborazione con Rundgren sia stata…difficile. Perché hai voluto rimettere mano al disco?

Rimettere mano sembra quasi una connotazione negativa. In realtà abbiamo solo corretto una serie di errori. Il problema principale era relativo all’audio, e già allora ce ne accorgemmo. Troppo freddo, distante. Nessuno ne capiva la ragione, nemmeno quando ho ripreso i maste originali per rilavorarli a Londra. Lo ha capito solo John Dent, all’epoca qualche tecnico deve avere usato un cablaggio difettoso. E ha sistemato tutto.

Nel’immaginrio anni ottanta gli XTC sono l’archetipo di band sofisticata e innovativa. Come vivevate all’epoca con questa… responsabilità?

Come band abbiamo sempre odiato rinchiudere gli stili musicali quasi fossero un ghetto. Quindi è stato naturale mescolare i generi: non facevamo «punk funk» suonavamo semplicemente musica. Il manifesto del punk l’abbiamo sempre trovato totalitarista. Il fatto che ogni musica fatta prima del 1977 facesse schifo, era un assoluto nonsenso. A noi piacevano tutti i generi e così ci muovevamo…

«Non such» del 1989 è una delle punte più alte del vostro repertorio con pezzi classici come «The Ballad of Peter Punpkinshead». Come è nata quella canzone?

Quasi per caso una mattina mentre attraversavo il giardino che mi portava nello studio di registazione. Mi è caduto l’occhio sulla zucca che avevo costruito per i ragazzi in occasione di Halloween. L’avevano abbandonata e non potevo sopportarlo: gli avevo dedicato tanto tempo per costruirla E così ho deciso di immortalare questa «breve vita» in una canzone. Mi è sembrata una cosa perfetta. Ho immaginato come una vita possa essere perfetta, onestà, generosa, saggia e amorevole. Ma possa anche cambiare in maniera terribile se i «poteri forti», qualora tu gli sia d’intralcio o provi a insultarli, decidono altrimenti. E allora ho immaginato questa mia zucca diventare una sorta di Cristo che viene alla fine ucciso. Mi piaceva anche l’idea di scrivere un testo lunghissimo, un po’ alla Dylan. Poi in realtà prima di registrarla ho dovuto tagliarla…

La riedizione di Skylarking anticipa future emissioni del catalogo degli XTC?

Sì, l’intenzione è quella di rieditare tutto il catalogo, con interventi sull’audio, sia in versione cd che in vinile. Penso che quelle canzoni lo meritino e sono orgoglioso del lavoro che stiamo facendo sui master.