«Cuomo for President» diceva ieri la mail di un’amica che sta scontando l’isolamento da Coronavirus nella sua casa di campagna vicino ad Albany, dove quelli che arrivano da Manhattan vengono accolti dai locals con l’entusiasmo con cui si dà il benvenuto a un appestato che ti si siede di fianco al bar.

Ma non è solo nei dintorni della capitale dello stato di New York che il governatore sta godendo un momento di estrema popolarità. «Giù» in città, sono passati dalla sua parte anche quelli che (come il sindaco De Blasio), alle ultime elezioni, avevano fatto il tifo perché Cynthia Nixon prendesse il suo posto.

Help! I Think I Am in Love with Andrew Cuomo??? è per esempio il titolo di un gettonatissimo pezzo di Rebecca Fishbain (che votò per l’attrice) sul sito femminista Jezebel. E, dall’altra parte del continente, il «Los Angeles Times» suggerisce di bypassare le conferenze stampa quotidiane della Casa bianca e sintonizzarsi invece sui briefing di Cuomo («che ha la voce di Al Pacino senza l’istrionismo») perché «riduce lo stress, non inzuccherando la pillola bensì dicendo le cose come stanno».

A quei briefing quotidiani, delle 11.30 della mattina, il governatore si presenta con la polo, il giubbotto e i pantaloni kaki di un papà suburbano e parla spesso della sua famiglia (la mamma Matilda, in cui onore ha battezzato una legge) e il fratello Chris (conduttore di Cnn, che si è preso il virus e quindi trasmette dalla cantina di casa) sono «televisione essenziale. Lo show più importante del momento» anche per il critico televisivo del settimanale «New York».

«In un momento in cui gli americani hanno un disperato bisogno che qualcuno assuma il controllo di quest’orribile situazione, il governatore dello stato più colpito dal virus ha assunto quel ruolo», scrive Jen Chaney. E ancora: «A un livello più profondo, i briefing sono coinvolgenti perché Cuomo li affronta come un narratore. Diversamente da quelli della task force sul Coronavirus della Casa bianca che sono sbrodolate senza una trama da parte di un comandante capo e non è al comando di nulla, i briefing di Cuomo sono strutturati, ben confezionati ma con un tocco personale».

«Cosa me ne faccio di 400 respiratori quando ce ne vogliono 30.000? Li scegliete voi i 26.000 malati che muoiono perché ne abbiamo solo 400?», tuonava per esempio Cuomo martedì, rivolto al governo federale. Perché, con grande delizia dei fan, non si fa nessun problema a contraddire la Casa bianca. Anzi, tra i suoi ritornelli preferiti, quello di ricordare la differenza tra fatti e opinioni.

Questi appuntamenti tv quotidiani, che nell’immaginazione di alcuni stanno facendo del figlio di Mario Cuomo ed ex ministro per le abitazioni di Clinton, un candidato più credibile di Biden (messo in panchina dal virus) hanno ovviamente attirato l’attenzione del reality president, che – pare- li segue religiosamente. Da parte sua, Trump si è già abituato al nuovo formato del briefing presidenziale con il quale ha dovuto sostituire i suoi amati comizi.

Anzi, ci ha preso gusto. Di giorno in giorno, ogni sua apparizione ricorda sempre di più gli artifici del suo show, The Apprentice – dalle frequenti liti con i giornalisti, alla presenza di fianco a lui di capitani d’industria, alle divagazioni con cui getta in pasto ai suoi seguaci del Middle America falsità, battute razziste, attacchi agli stati democratici, e così via. Ogni puntata è una performance, scollata dalla verità, dalla realtà e dall’urgenza del momento – ma che totalizza rating tv di cui il presidente si vanta.

«Sono al primo posto su Facebook» ha esordito felice l’altro giorno. Se vogliono evitare di asfaltargli la strada un’altra volta, verso il secondo mandato, i network televisivi dovrebbero smettere di dare in diretta questi suoi spot elettorali sotto formato di conferenza stampa, e poi di passare la sera a parlarne scandalizzati.

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