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André Fougeron nel paese delle miniere

André Fougeron, «Les juges» dalla serie «Le pays des mines» 1950André Fougeron, «Les juges» dalla serie «Le pays des mines» 1950

Cristalli liquidi «Le pays des mines», una serie di quaranta dipinti e disegni di André Fougeron (1913-’98)

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 10 marzo 2024

Le Pays des mines (Il paese delle miniere) è il titolo di una serie di quaranta dipinti e disegni che André Fougeron (1913-’98) realizza a Lens in quattro mesi, tra gennaio e aprile 1950. Se all’epoca non esistevano le residenze per artisti, Fougeron risponde all’invito del sindacato francese (CGT) dei minatori di Pas-de-Calais e s’installa alla Maison du Peuple. Dovrà far conoscere presso un pubblico più ampio il paesaggio carboniero, le condizioni di lavoro e le rivendicazioni dei minatori (come quelli degli scioperi dell’autunno 1948). Una versione pittorica di quanto compiuto in poesia da Louis Aragon.

Figlio di un muratore e di una sarta, ex-operaio metallurgico da Renault, formatosi alla pittura da autodidatta grazie ai corsi serali del comune di Parigi, schierato col Fronte Popolare e poi aderente al Partito comunista francese (dal 1939 alla sua scomparsa) al punto da trasformare il suo atelier in stamperia clandestina durante la guerra, Fougeron era l’uomo giusto. Artista engagé, l’arte sociale era per lui un’arma ideologica al servizio del partito comunista, vicino ai diktat del realismo socialista promosso dall’Unione sovietica e lontano dal frusto dibattito del dopoguerra francese tra astrattisti e surrealisti. Tuttavia nella serie sui minatori Fougeron forgia un nuovo realismo francese come dimostra Les juges, le pays des mines, un dipinto a olio di grandi dimensioni (130×195 cm) acquistato dal Musée national d’art moderne nel 1981 e nella collezione del Centre Pompidou dal 1983. Una discesa negli inferi allegorica e grottesca che mostra corpi amputati dagli incidenti sul lavoro, sospesa tra espressionismo e nuova oggettività, ma memore anche della pittura murale italiana che aveva osservato nel 1946 quando, ottenuto il Prix National (che succede al Prix de Rome), viaggia in Italia dove incontra diversi artisti, Guttuso incluso.

Segnato da un misérabilisme che colpì i visitatori (si è persino parlato di «martirologia operaia»), siamo lontani dalla figura eroica del minatore diffusa in Francia da Émile Zola con Germinal (1885) che, per documentarsi, scese nella fossa Renard a Denain nel febbraio 1884, e rilanciata dallo scrittore comunista André Stil in Le mot ‘mineur’, camarades (1949). Fougeron rappresenta con la sua sensibilità quei minatori su cui la storia dell’arte ci ha lasciato poche immagini – penso, per restare allo stesso periodo, a Édouard Pignon e a Robert Lapoujade – rispetto ai più fortunati contadini. Del resto ben 25000 visitatori, soprattutto della classe operaia, si recano, imbeccati dal PCF, alla galleria Bernheim-Jeune nell’elegante rue du Faubourg Saint-Honoré di Parigi dove, nel gennaio 1951, è esposta la serie Le Pays des mines. Una mostra-reportage che circolerà in una quindicina di città francesi, forte del suo sottotitolo programmatico, propagandistico, didascalico se non ampolloso: Contribution à l’élaboration d’un nouveau réalisme français. Non a caso nel 1953 – anno della morte di Stalin e di una celebre polemica tra Picasso e Fougeron – Aragon prenderà le distanze da quest’ultimo, accusandolo tra l’altro di dipingere frettolosamente.

Se il successo di pubblico di Le Pays des mines è incontestabile, diversa la situazione dei minatori, che resteranno marginali nel dibattito pubblico e non prenderanno parte al movimento di Maggio 68. Sempre più isolata resterà infine la posizione di Fougeron, per lo meno in superficie. La stessa zona visitata nel 1950 sarà teatro di una tragedia il 4 febbraio 1970 quando, a Fourquières-lès-Lens (dieci minuti di macchina dall’attuale Louvre Lens), un’esplosione provoca la morte di sedici minatori. A reagire saranno i pittori della figurazione narrativa che, al di là di una filiazione diretta, devono molto all’arte e alla figura di Fougeron.

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