Mentre continuano accuse e polemiche, i pacifisti si muovono contro la guerra con proposte e iniziative concrete. L’idea di una marcia europea in Ucraina lanciata da Luca Casarini sta raccogliendo, almeno a parole, un consenso trasversale. Dopo l’intervista pubblicata ieri da il manifesto esponenti politici, sindacali e associazioni pacifiste hanno espresso sostegno al progetto di interposizione nonviolenta. Con sfumature diverse.

IL PRIMO A RILANCIARE la proposta è stato Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, che afferma: «Può funzionare se ottiene una grossa risposta internazionale e istituzionale. L’idea ha il merito di rompere la contrapposizione sull’invio di armi. Io la penso diversamente dal leader di Mediterranea e da molte altre persone, ma sono a disposizione per verificare concretamente le possibilità di questa azione nonviolenta». Nel Pd parla l’eurodeputato Pierfrancesco Majorino: «È un’idea suggestiva. Per me ci sono due condizioni: un netto giudizio contro la guerra di Putin; che non si creino problemi alle autorità ucraine». Dal segretario Pd Enrico Letta, che Casarini ha chiamato in causa direttamente, non sono arrivate reazioni.

SOSTEGNO CONVINTO viene dalle forze politiche e sociali schierate contro le consegne di materiale bellico italiano. «Occorre costruire elementi di interposizione dal basso e intensificare la mobilitazione per il cessate il fuoco, come i movimenti pacifisti hanno fatto anche in passato», dice il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. L’omologo di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo esprime disagio per un’eventuale partecipazione delle forze favorevoli al sostegno militare, come il Pd, ma afferma: «Andiamo a Kiev e soprattutto sosteniamo in Italia un movimento contro la guerra e il governo Draghi che aumenta le spese militari e tradisce l’articolo 11 della Costituzione».

NEI GIORNI SCORSI una proposta di carattere religioso è stata fatta da Alex Zanotelli. Il missionario comboniano ha invitato i presidenti delle conferenze episcopali europee a entrare a Kiev e chiudersi in preghiera nella cattedrale di Santa Sofia, sacra per russi e ucraini, fino al silenzio delle armi. «Non sono folli queste iniziative, l’unica follia è la guerra», dice Zanotelli. E continua: «La mia proposta non ha avuto riscontri. Ben vengano dunque le iniziative laiche con alla testa politici e parlamentari. Le armi gettano benzina sul fuoco, servono azioni concrete e coraggiose per spingere le parti a sedersi intorno a un tavolo».

TUTTI SONO CONSAPEVOLI che entrare in uno scenario di guerra è un’azione rischiosa che richiede valutazioni precise e grande organizzazione, per limitare pericoli e possibilità che i partecipanti diventino target. Il bisogno di fare qualcosa, però, resta forte. «Anche noi siamo alla ricerca di vie alternative alla risposta con le armi – dice Sergio Bassoli, dell’area internazionale Cgil – Servono azioni che coinvolgano diversi soggetti: dalle Nazioni unite, come proposto da Luigi Ferrajoli, alla società civile. Stiamo seguendo con attenzione l’iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII. Sarebbero auspicabili delle convergenze». L’«operazione Colomba» è stata lanciata dall’associazione fondata da Don Oreste Benzi, che fa parte della Rete italiana pace e disarmo ed è presente a Leopoli ormai in forma stabile. Se ne è parlato soprattutto dopo l’altolà della Farnesina alla trentina di parlamentari che volevano aderire. Troppo pericoloso secondo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

«I RISCHI CI SONO, lo sappiamo. Non stiamo proponendo un webinar online – dice Gianpiero Cofano, segretario Apg23 – Ma è necessario lanciare un messaggio forte per rispondere agli ucraini che ci chiedono “Dov’è l’Europa?”. Serve una mobilitazione civile, non aerei o carri armati che portano nuove atrocità». Dopo i moniti del ministro Di Maio la partenza è stata rimandata ma non annullata. Anzi, si sono sommate  nuove realtà. Come Foxiv, Pax Christi e La cittadella di Assisi. A fronte di alcuni parlamentari che hanno cambiato idea, altri hanno manifestato l’intenzione di aggiungersi. Per il momento, però, non si possono fare nomi. «Partiremo il prossimo fine settimana», conclude Cofano.