Ancora alta la tensione in Val di Susa, dove un’intera comunità si sta battendo contro la costruzione della linea ferroviaria Torino-Lione (Tav) e di conseguenza contro tutti i governi che la sostengono nonostante l’evidente inutilità dell’opera. L’altra notte un incendio in un capannone e un fermo di due ragazzi hanno alimentato il solito discorso prevalente secondo cui tutto il movimento di una valle sarebbe responsabile di gesti sconsiderati e violenti. In testa il procuratore della Repubblica Giancarlo Caselli che ha riservato parole dure, e inusuali, puntando il dito anche contro “certa” stampa e “certi” politici che starebbero sottovalutando ciò che accade in quelle valli.

L’incendio è scoppiato l’altra notte in un capannone della ditta Geomont di Bussoleno. Sono andati a fuoco due compressori ed un macchinario che di solito viene utilizzato per trivellare il terreno dove dovrebbe essere costruita la linea ad alta velocità. Nelle stesse ore, anche se non è stata stabilita relazione tra il fermo e l’incendio, i carabinieri hanno bloccato un’automobile nei pressi del cantiere di Chiomonte. Gli uomini dell’arma avrebbero sequestrato “un vero e proprio arsenale da guerriglia”: cinque molotov, sei maschere antigas, sei tubi di plastica (che verrebbero utilizzati come mortai), sei pneumatici (materiale “per le barricate”), cinque fionde, quattro cesoie per recidere reti, chiodi a quattro punte e 18 tute scure.

I due attivisti No Tav sono stati arrestati con l’accusa di detenzione di materiale esplodente. Sarebbero un esponente del centro sociale Askatasuna, già noto ai carabinieri, e un simpatizzante, entrambi studenti universitari. I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il posto di blocco dei carabinieri è scattato lungo la provinciale che porta a Chiomonte, dopo una segnalazione della digos che aveva notato alcune persone che stavano caricando pneumatici nei pressi del campeggio di Venaus. I due ragazzi, stando alle parole del procuratore Caselli, rischiano accuse molto pesanti: ci sarà una consulenza tecnica sul materiale sequestrato per accertare “non la pericolosità, che è evidente, ma la micidialità”.

Caselli ha detto anche altro su ciò che sta succedendo in Val di Susa. “C’è un fondo di preoccupazione per il silenzio e la sottovalutazione, se non peggio, da parte di uomini della cultura, della politica, dell’amministrazione e anche dell’informazione, che non riescono forse a vedere come stanno davvero le cose e sono portati a considerare con comprensione gesti che invece sono di pura violenza”. Un’affermazione forte, perché suggerisce l’equazione che essere contrari alla Tav significa appoggiare la violenza piuttosto che il diritto dei valsusini di essere contro lo sventramento della loro valle. Il magistrato non fa nomi ma è chiaro a chi si riferisce. Ai partiti che non la pensano come Pd e Pdl , a intellettuali come Erri De Luca – di cui ha criticato un articolo scrivendo a un quotidiano – a Gianni Vattimo, colpevole di essere andato a trovare un detenuto facendosi accompagnare da attivisti no Tav, e ancora a un consigliere regionale del M5S che lo ha attaccato duramente.

Emanuele Fiano (Pd) ha sottoscritto le parole di Caselli: “Il Pd non ha mai fatto mancare la propria posizione intransigente rispetto alle frange violente . Gli incendi provocati stanotte, gli arresti e il materiale recuperato nelle perquisizioni non fanno che confermare la pericolosissima deriva para-terroristica di questa frangia”.