Di nuovo uno sgombero, di nuovo i blindati e la celere per portarli via dalle proprie case. A Roma questo è stato il risveglio per centinaia di persone nelle due palazzine occupate a via delle Acacie, nel quartiere di Centocelle, e all’ex Hertz in zona Anagnina. I due stabili, di proprietà del Comune di Roma, erano già stati sgomberati lo scorso 19 marzo, a seguito di un’inchiesta che ha coinvolto 40 persone tra il Comitato popolare di lotta per la casa e gli attivisti dell’Angelo Mai, spazio di produzione culturale assegnato dal Comune a un collettivo di artisti e tutt’ora sotto processo.
A via delle Acacie c’è incredulità: «È un fulmine a ciel sereno, stavamo portando avanti una trattativa con il Comune per una soluzione alternativa ma dignitosa». Le ore passano e mentre le famiglie – nel palazzo abitano anche sessanta bambini – portano fuori le loro cose sotto lo sguardo vigile di un ingente spiegamento di forze dell’ordine, cresce la rabbia ma soprattutto la richiesta di avere risposte sul proprio futuro. A ora di pranzo arriva Nicola Galloro, ex assessore con Veltroni oggi con la delega proprio all’emergenza abitativa, che spiega alle famiglie dove andranno: smembrate tra hotel, abitazioni di periferia (Boccea, Pisana, Ponte Galeria), camping. «La magistratura ha insistito per mandarci via da qua – spiega Silvia del Comitato di occupazione – il Comune sapeva e non ci ha detto nulla. Dicono che c’è il rischio di inquinamento delle prove, a noi sembra di più una persecuzione». «Quando abbiamo chiesto come faremo per le scuole – racconta una mamma – il delegato all’emergenza abitativa ci ha risposto che alla fine dell’anno mancano solo due mesi». A tutti un alloggio di emergenza, o meglio a quasi tutti: sotto indicazione della Digos infatti un alloggio non è stato garantito alle famiglie degli occupanti inquisiti, verso i quali i pm vogliono a tutti i costi delle pesanti misure cautelari: dopo il no del Gip agli arresti per 4 di loro e al foglio di via dal Comune di Roma per altri dieci, il pm ha fatto ricorso e l’udienza si terrà il prossimo 28 aprile. «È una pesante provocazione per avvelenare il clima – dichiarano gli attivisti dell’Angelo Mai giunti in via delle Acacie – Continueremo la nostra campagna perché tutti gli occupanti trovino una casa degna di questo nome e l’Angelo Mai venga dissequestrato. Per questo il 25 aprile saremo a Parco San Sebastiano per una giornata di musica e cultura aperta a tutti».
Sono tornate invece a occupare le famiglie sgomberate la scorsa settimana alla Montagnola. Dopo una settimana di presidio all’esterno dell’ottavo municipio, sono entrate in una scuola in disuso in via di Tor Carbone. Solo l’intervento del presidente del municipio Andrea Catarci ha impedito un nuovo sgombero, permettendo agli occupanti di rientrare dopo che la celere gli aveva messi di nuovo in mezzo a una strada.
Intanto il sindaco Ignazio Marino si è detto possibilista sulla proposta Alfano di chiudere il centro di Roma ai cortei, mentre sono insorti Sel e la Cgil, con il segretario regionale Claudio Di Berardino che ha chiesto di attenersi al protocollo di autoregolamentazione. Ieri il Primo Municipio, quello del centro storico appunto, ha approvato un ordine del giorno presentato dalla lista Marchini, con i voti di tutte le forze politiche – dal Pd a Fratelli d’Italia, dai 5 Stelle a la Destra – con la sola eccezione di Sel che propone di vietare ai cortei le vie «sensibili» del centro della città.