Con l’abitudine vengono a noia anche le cose più spaventose. Del resto non si può pretendere che tutti i giorni quell’entità astratta chiamata Europa si commuova per ogni bambino morto su una spiaggia o sparito tra le onde del mare. Quel fatto ha lasciato una traccia se non altro nella cura con cui nei resoconti si sottolinea la presenza dei bambini tra i cadaveri. Anche di questo bisognerebbe vergognarsi. “La guardia costiera greca ha recuperato il cadavere di una bimba di 6 anni nelle acque dell’isola di Lesbo”, con queste poche righe è scomparsa dalle cronache la notizia dell’ultimissima tragedia nelle acque del Mediterraneo. Questa volta non ci sono foto o corpicini da esibire.

Domenica, l’altro ieri. Un gommone carico di persone stava cercando di raggiungere l’isola greca di Lesbo quando è entrato in collisione con un traghetto turco. A bordo del gommone, che aveva preso il largo dal porto di Canakkale, in Turchia, c’erano 33 siriani. Venti persone sono state tratte in salvo, tredici risultano ancora disperse, “tra cui quattro bambini”. Sempre nelle acque dell’Egeo, poco prima la guardia costiera greca aveva salvato venti persone avvistate da un elicottero al largo dell’isola di Lesbo. E’ in questo naufragio che è stato recuperato il corpo di una bambina. Il portavoce della Guardia costiera greca, Nikos Lagadianos, ha detto che la piccola era già priva di conoscenza quando è stata soccorsa in mare ed è morta all’ospedale di Lesbo.

Il resto è routine. E mentre i leader dell’Europa continuano a dare il peggio di sé litigando sulle persone da ricollocare o da respingere – anche Angela Merkel ha detto di non aspettarsi granché dal vertice Ue di domani – è diventato impossibile tenere il conto aggiornato degli sbarchi quotidiani sulle coste del Mediterraneo. Sono numeri che non impressionano nessuno. Solo tra sabato e domenica, nel Canale di Sicilia, le navi impegnate nell’operazione Frontex hanno salvato più di 4.500 persone durante una ventina di operazioni di recupero: una donna non ce l’ha fatta.

Palermo, una nave della marina tedesca ha portato in salvo 767 persone provenienti da Mali, Senegal e Ghana, tra cui 50 minorenni non accompagnati (29 ragazze e 21 ragazzi). Tutti sono già stati alloggiati in comunità protette. Tre bambine piccole e una neonata sono state trasferite in ospedale, ma non sono in pericolo di vita. A Pozzallo, invece, sono stati ricoverati altri 670 migranti egiziani ripescati a bordo di due gommoni; la polizia di Ragusa ha fermato due presunti scafisti, hanno 18 e 20 anni. A Messina, tra oggi e domenica, sono arrivate altre 387 persone. I primi 122 sono stati soccorsi due giorni fa da una nave militare inglese (la polizia ha arrestato un senegalese di 23 anni con l’accusa di essere lo scafista), altri 265 invece sono sbarcati ieri pomeriggio al molo Marconi.

A Crotone, domenica sera, c’è stato un sbarco record: 1.144 persone tra cui 53 minori non accompagnati trovati a bordo di due barconi al largo delle coste libiche. Hanno raccontato di aver pagato somme tra i 1.200 e i duemila dollari. Quasi la metà (505 migranti) sono già stati accompagnati in diverse strutture presenti in Lombardia, Marche, Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Umbria e provincia autonoma di Trento. Gli altri nei prossimi giorni verranno distribuiti nelle restanti regioni. Stessa sorte toccherà anche ai 328 migranti che ieri mattina, a bordo di una nave croata, sono sbarcati a Taranto. Tutti somali ed eritrei, tranne un tunisino.

Anche per la guardia costiera greca questi sono stati giorni di duro lavoro. Da venerdì scorso, riferiscono le autorità greche, sono state salvate 994 persone durante più di quaranta operazioni di soccorso. E ieri una barca di legno con a bordo 70 persone si è arenata sulla costa dell’isola di Rodi. I profughi sono riusciti a raggiungere la riva a nuoto.