«Non abbiamo mai sostenuto un candidato alle elezioni presidenziali nei nostri 175 anni di storia. Fino ad oggi». Così inizia l’editoriale pubblicato sull’ultimo numero del mensile Scientific American, in cui la rivista prende posizione contro la rielezione di Donald Trump.

CON NOVE MILIONI DI LETTORI tra rivista e sito web, edizioni in diciotto lingue – tra le prime quella italiana, Le ScienzeScientific American è la più prestigiosa e longeva pubblicazione al mondo dedicata alla divulgazione scientifica. Dal 1845, ogni mese la rivista invita i protagonisti della comunità scientifica internazionale a raccontare i temi della ricerca di punta. Oltre 150 premi Nobel hanno scritto sulle sue pagine.

Per tutelare il dibattito scientifico da possibili strumentalizzazioni politiche, Scientific American non è mai intervenuta direttamente durante le campagne elettorali a favore di un candidato. La scelta della direttrice Laura Helmuth è destinata dunque a far discutere: «Quest’anno siamo obbligati a questa scelta. E non la facciamo alla leggera», scrive.

«DONALD TRUMP ha pesantemente danneggiato gli Stati uniti», prosegue. «L’esempio più devastante è la risposta disonesta e inetta alla pandemia di Covid-19, costata al paese 190 mila vite umane finora. Ma ha attaccato anche le politiche ambientali, l’assistenza sanitaria, i ricercatori e le agenzie di ricerca pubbliche che ci aiutano a prepararci alle sfide più difficili». L’articolo cita le menzoghe con cui il presidente rassicurò il paese contro la pandemia: è come un’influenza, disse. E in aprile annunciò che «i giorni peggiori sono ormai alle spalle». I tagli alle principali agenzie di ricerca statunitensi, l’uscita dall’Organizzazione mondiale della sanità e dagli accordi internazionali contro il cambiamento climatico rappresentano altrettanti episodi della guerra alla scienza lanciata dall’amministrazione Trump.

«IN QUALCHE MODO LA REDAZIONE si è sentita tirata per i capelli», spiega Marco Cattaneo, che oggi dirige Le Scienze. «Trump non ha mai smesso di prendere posizioni anti-scientifiche. Come quando, pochi giorni fa, ha sostenuto che la Terra si raffredderà da sola. La distanza tra il presidente e la comunità scientifica non era mai stata così grande, nemmeno quando Nixon licenziò i consiglieri scientifici della Casa bianca». È possibile che lo stesso Trump si faccia forte di questa presa di posizione? In fondo era stato eletto anche come candidato anti-establishment e ostile agli esperti. «Non mi stupirebbe, visto com’è polarizzato oggi il dibattito negli Usa. Ma non è un motivo per non prendere posizione, quando è necessario».

OLTRE A CRITICARE, Scientific American elogia lo sfidante democratico Joe Biden, che tra i consulenti ha coinvolto scienziati importanti come l’epidemiologo David Kessler, l’immunologa Rebecca Katz e il bioeticista Ezekiel Emanuel. Trump, invece, ha lodato «i medici che credono negli alieni e nelle terapie pseudoscientifiche contro il virus».