«Siamo disillusi ma non disinteressati, dobbiamo realizzare una rivoluzione culturale in noi stessi», dicono sgolandosi dal megafono perché la questura non ha concesso la tecnologia, «questa è una manifestazione antifascista, pacifica non violenta», «cari populisti, basta con il clima d’odio, i problemi dell’Italia non sono colpa del diverso». E ancora: «Palermo è una città aperta, usciamo dai social,torniamo nelle piazze», chiedono anche se si sono organizzati su sette diversi profili facebook.

È IL GIORNO DELLA SARDINA, in migliaia – 10mila dicono gli organizzatori – si stipano in piazza Verdi davanti al Teatro Massimo, «mai così pieno dai tempi di Berlinguer», urlano dal palco mentre sotto si canta Bella ciao ma anche El pueblo unito. E non poteva che andare così, cioè benissimo, nella città della primavera contro la mafia, quella della Rete, quella nella cui università nel ‘90 nacque il movimento della Pantera. «Anche Palermo non si lega», dicono gli slogan, mentre la piazza si riempe di giovani e adulti, di famiglie intere.

ANCHE SE I PADRONI DI CASA sono gli universitari del coordinamento UniAttiva. «In quanto studenti, in quanto giovani, in quanto cittadini, non possiamo accettare di vedere diffondersi il clima di odio e inumanità», spiega Gabriele Scalia, «poi ciascuno a casa sua vota quello che vuole, ma prima di tutto ascoltate i diversi, informatevi e confrontatevi».

E PROPRIO PERCHÉ QUESTA è la città della Rete e dell’antimafia sociale, in piazza non può mancare Leoluca Orlando, sindaco allora e sindaco di nuovo e ancora oggi. È la prima volta di un’istituzione con le sardine. Ma lo capiscono anche loro che per questo primo cittadino, per la sua lunga storia di politico sempre in bilico con i movimenti civico, resistere alla tentazione della piazza è impossibile: «Palermo è una città accogliente, le sardine sono a casa loro», dice ai cronisti, «Questa è una città concretamente impegnata contro l’odio ed il razzismo, anche violando i decreti disumani e incostituzionali promossi dall’ex ministro Salvini», ricorda. È stato il primo sindaco a disobbedire al decreto sicurezza per la parte della salute agli irregolari.

NEL RESTO D’ITALIA la sinistra dei partiti e delle istituzioni, e il Pd in primis, si tiene alla larga dalle mobilitazioni per evitare le famigerate “strumentalizzazioni”. Il ministro Lorenzo Guerini invita esplicitamente tutti a «non mettere il cappello alle cose che nascono dalla società». Anche perché forse proprio grazie a questa distanza di sicurezza della politica ufficiale, ogni giorno nuovi banchi di sardine si radunano ovunque – ieri in Sicilia c’era un appuntamento anche a Caltagirone, nel catanese, oggi altri appuntamenti segnalati in molte città, domani toccherà a New York: appuntamento a Washington Square.

DOPO QUALCHE BATTUTA brillante, ora in parallelo crescono anche le polemiche della destra. Ieri la candidata leghista in Emilia Romagna Lucia Borgonzoni, bersaglio diretto delle sardine bolognesi – le prime ad andare in piazza il 14 novembre contro il lancio della sua candidatura – ne ha detta un’altra delle sue parlando appunto di quello sterminato flash mob a piazza Maggiore: «In quella piazza ci saranno stati dei ragazzi, ma c’erano tutti i sindaci del Pd. Sicuramente qualcosa di organizzato c’era. Dietro, io penso ci sia un disegno». La sorella d’Italia Giorgia Meloni va oltre. Siamo a Bologna, fa due più due, calcolo semplice, e scopre l’autore del «disegno»: «Ho rispetto per la partecipazione popolare», è la premessa, ma le sardine «so bene chi sono, non sono un movimento spontaneo ma eterodiretto da Prodi e dal Pd». Prodi fa diffondere una nota con una replica ironica: «Poiché a Giorgia Meloni non sono bastate le parole dei promotori, si è costretti a ribadire che dietro all’iniziativa delle sardine che, da Bologna a Palermo, sta portando in piazza tante persone, non vi è il Presidente Romano Prodi il quale, e quasi se ne rammarica, pur conoscendo tante persone nella sua città, non conosce invece nessuno degli ideatori».

LA VERITÀ È CHE DA DESTRA, dalla Lega e non solo, le battute antisardine lasciano il posto a repliche sempre più acide e complottiste. Sarà una coincidenza, ma un sondaggio di Youtrend segnala una frenata della Lega, che sta alla stellare quota del 33,1 per cento (il Pd al 19,3 e M5S al 16), ma per la prima volta da settimane non cresce.