Le molteplici sinistre nate tra il 1892 e il 1992, sono state incapaci di affrontare le problematiche sportive, anzi hanno considerato lo sport oppio dei popoli. Alla sinistra caratterizzata dall’ “l’antisportismo” del primo Novecento non mancarono elaborazioni di Turati, Gramsci, Togliatti, Berlinguer, sul tema dello sport e soprattutto l’esistenza di strutture organizzative, come i “ Ciclisti rossi”, l’Associazione escursionisti italiana (Ape) e l’Associazione proletaria educazione fisica (Apef), dalle cui file proveniva Giuseppe Tonani la medaglia d’oro alle olimpiadi di Parigi del 1924 nel sollevamento pesi, l’esperienza del settimanale sportivo Sport e Proletariato, che vendeva diecimila copie e vissuto con fastidio dalla Gazzetta dello Sport, fino all’Uisp postbellica e di oggi. Sono piccole e a volte significative realtà che dimostrano che lo sport a sinistra ha avuto vita. Anche di tempo libero, come parte integrante delle altre otto ore della giornata, unite a quelle del lavoro e del sonno, hanno parlato le prime organizzazioni della sinistra legate al partito socialista degli albori.

Sergio Giuntini, storico che attraverso la lente dello sport analizza gli avvenimenti, ha scritto un libro “L’oppio dei popoli”. Sport e sinistre in Italia ( 1882-1992), Aracne, che ribalta l’idea cristallizzata di una profonda divaricazione tra sinistra e sport. L’elenco degli appassionati di sport non manca, a cominciare da Marx che tirava di scherma, arte appresa all’università di Bonn, ed Engels, appassionato di equitazione e abile spadaccino. I padri del marxismo a volte risolvevano le focose discussioni politiche con gli avversari a suon di fioretto, tanto che Marx in uno di questi affronti con uno studente universitario subì uno sfregio sopra l’occhio sinistro, mentre Engels scriveva in una lettera a un amico:” Nelle scorse settimane mi sono battuto due volte e ho lasciato all’altro uno stupendo segno sopra il sopracciglio”. Il duello con gli oppositori politici era una prassi assai in voga tra i militanti del partito socialista italiano. Al congresso del Psi nel 1896 , un ordine del giorno approvato recitava:” Nessun iscritto al partito deve accettare il giudizio delle armi per risolvere questioni con chicchessia per qualsiasi ragione”. Una decisione che non tutti osservarono, tanto che lo stesso Turati si era battuto contro Mussolini quando i due erano ai ferri corti. Scorrendo le pagine del libro, scopriamo la grande apertura di Antonio Gramsci verso il calcio e lo sport, egli sosteneva che un quotidiano ben fatto deve avere le pagine sportive. L’Ordine Nuovo, il quotidiano diretto da Antonio Gramsci, aveva la pagina sport che riferiva delle squadre sportive operaie. Falso che Gramsci fosse juventino, l’artefatto fu ideato dal regime fascista per screditarlo quando era nelle carceri di Turi e inserito nel carteggio Gramsci-Sraffa con note filologiche per essere più convincenti. Nel falso scoop cascarono perfino l’Unità nel 1988, che dedicò un titolo a quattro colonne, e la famosa rivista di storia dello sport Lancillotto e Nausica.

Un tema interessante che solleva Giuntini è la questione della scarsa partecipazione femminile delle organizzazioni della sinistra all’attività sportiva. Il diritto allo sport, inteso come benessere e bellezza del corpo, rivendicato dai militanti di sinistra fino all’avvento del fascismo, non era di fatto esteso anche alle donne per un evidente maschilismo profondamente radicato nelle organizzazioni di sinistra, che non si differenziava da quello delle società sportive “borghesi”. Negli anni ‘70 del secolo scorso Enrico Berlinguer, segretario del Pci e Bettino Craxi, segretario del Psi, aprirono allo sport e lo scontro tra i due si giocò anche sul terreno della conquista delle federazioni sportive. Oltre l’insediamento di dirigenti e tecnici di parte, al’’interno di una lottizzazione del potere anche nello sport, la sinistra non è andata, confermando la centralità del Coni e la “neutralità” dello sport cara ad Andreotti e alla Democrazia Cristiana. La sinistra ha tradito la politica dello sport per tutti, inteso come estensione al welfare e alle fasce sociali più deboli, penalizzando le organizzazioni di base che si erano messe alla testa di questo nuovo movimento, Uisp soprattutto: “ Ecco la ragione che rivaluta l’impegno profuso a suo tempo dai pionieri e dai militanti dello sport di classe, i ciclisti rossi di Lorenzini, i terzini di Sport e Proletariato, i giovani del Fronte della Gioventù negli anni ’40, l’Uisp nei ’50 – ’60, Sollier ( calciatore del Perugia in serie A, militante di Avanguardia Operaia, organizzazione della sinistra extraparlamentare, ndr), la Giovanni Castello, il Ronzino e gli altri antagonisti del tumultuoso periodo che va dal ’68 al ’77, il motivo che fa apparire oggi la loro azione, pur con evidenti limiti, non proprio da buttare. Ricordarlo non rilancerà la malandata sinistra, ma almeno impedirà che si disperda un pezzo del suo patrimonio ideale e politico ”.